martedì 26 giugno 2012
Le sedute interminabili del Gatto Selvaggio
- Mamma, ma anche a te succede che quando fai la cacca poi ti vengono le formiche ai piedi?
sabato 23 giugno 2012
Di poeti, feste e leggende. E di un compleanno
La
DuanWu Jie, o Festa delle Barche Drago, è una festa che si tiene il
quinto giorno del quinto mese del calendario cinese. E infatti si
chiama anche Doppio cinque.
Quest'anno
cade il 23 giugno, cioè oggi.
Ci
sono varie leggende che raccontano com'è nata la festa, tipo cose che riguardano il solstizio, la raccolta del grano e
cose così, ma ovviamente la più diffusa è la più improbabile,
cioè quella che riguarda Qu Yuan, un grande poeta la cui opera è
ancora oggi oggetto di studio per chi vuole conoscere l'antica
cultura cinese.
Mo' ve la racconto.
Mo' ve la racconto.
Vissuto
alla corte dell'imperatore Huai nel trecento a.C. (più o meno, non
fate i pignoli), Qu Yuan criticava aspramente e combatteva con le
lame affilate della sua penna gli ufficiali della corte, corrotti
fino al midollo, i quali per vendicarsi esercitarono la loro
influenza nei confronti dell'imperatore. Costui, stremato dalle
insistenze dello stuolo di ufficiali che volevano l'allontanamento di
Qu come una mamma dallo stuolo di bambine che vogliono il ghiacciolo
in una torrida giornata di fine giugno, cedette alla fine, e mandò
in esilio il povero poeta, che per inciso era il suo amante.
La
mamma invece comprò il ghiacciolo, per quanto intenso fosse il
desiderio di mandare le figlie a quello stesso paese dove era stato
mandato il poeta.
Il
quale poeta continuò a scrivere in rima tutto il suo disappunto, ma
ormai non se lo filava più nessuno, e lui poveretto andò un po' in
depressione. Provò con vari tipi di analisi, dalla freudiana alla
junghiana, dalla transizionale alla comportamentale. Tentò anche con
quella di gruppo, ma a far gruppo con lui c'era solo il fornaio con
problemi di sudorazione eccessiva, e la cosa non funzionò.
All'avvento
della dinastia Qin, nel 221 a.C., non potendo sopportare la sconfitta
dello Stato Chu, si gettò nel fiume MiLuo.
E
si sa che i poeti suicidi hanno il loro bel fascino, sicché successe
che, costernati per questo gesto estremo, che non se lo aspettava
nessuno anche perché l'aveva minacciato più volte e si sa che can
che abbaia non morde e a gridare al lupo poi non ti credono più, i
suoi compatrioti cercarono di rimediare alla completa indifferenza in
cui l'avevano lasciato da vivo sommergendolo di dimostrazioni postume
di interesse, chiamarono a raccolta i pescatori che fecero il giro
del fiume con le barche, gettarono le reti alla ricerca delle spoglie
mortali, alcuni lessero perfino le sue poesie, ma del corpo non fu
trovata traccia. Che un po' Qu Yuan se l'era presa, la verità.
Per
distrarre i pesci, affinché lasciassero intatto il corpo del poeta,
la gente cominciò a gettare nel fiume zongzi, uova e altro cibo.
Ecco
spigato perché, il quinto giorno del quinto mese, cioè oggi, si fa
una grande festa: si commemora ancora l'anniversario della morte di
Qu Yuan. Il senso di colpa è duro a morire.
Quindi
amore mio, lo so che per te è un brutto colpo, ma tutte quelle
lanterne, i fuochi, i botti, la gente che fa festa, i bambini a casa
da scuola, i dolcetti, le sbronze, non sono per te. Perché è solo
un caso, Bighi mio, se oggi è anche il tuo compleanno.
Comunque
adesso il modo più frequente per rinnovare la leggenda è fare una
gara con le barche, mangiare zongzi e bere vino.
Le barche sono lunghe e strette e del drago hanno la testa e la coda, sono coloratissime e corrono veloci sul fiume, e i rematori scandiscono i colpi a ritmo di tamburo.
Gli zongzi sono palle di riso, mescolato a carne di maiale o verdure o uova di anatra o pasta di fagioli rossi, avvolte nelle foglie di bambù a forma di piramide e cotte al vapore. Le migliori si trovano a ZhouJiaJiao, una città sull'acqua a quaranta minuti di macchina da Shanghai, dove c'è Xiaotian Apo Zong, il più famoso venditore di zongzi. Le apo, gioè le signore che fanno manualmente gli zongzi, riescono ad avvolgerne uno ogni 15 secondi tenendo i lembi degli spaghi con i denti, e il negozio, nel periodo della festa, riesce a venderne anche trentamila al giorno (a 6 kuai l'uno. È un business).
Lo XiongHuangJiu, cioè il vino di realgar, è una bevanda tradizionale della festa delle barche drago, ed è a base di arsenico. Gli anziani sostengono che sia molto salutare, che aiuti a scacciare le influenze nefaste e che prevenga le malattie.
Alcuni recenti studi scientifici sostengono al contrario che sia piuttosto dannoso, ma nessuno ci bada.
E in effetti ci si chiede come possano mai essere credibili degli studi che non hanno nessun fondamento mitico.
giovedì 21 giugno 2012
Il fascino perverso dell'autolesionismo
- Mamma,
è domani che andiamo in Italia?
- No
amore, è tra due mesi.
- Mamma,
domani andiamo in Italia?
- No,
Gatto, ci mancano... trentadue giorni.
- Mamma,
ma quand'è che partiamo per l'Italia?
- Vediamo,
prendi il calendario. Conta. Uno due, tre... venti giorni.
- Mamma...
- No.
- Cosa
no?
- Non
è domani che partiamo per l'Italia.
Partiamo
sabato.
Il viaggio è un evento piuttosto atteso.
Prendiamo un bell'aeroplanino e voliamo per dodici ore, minuto più minuto meno, poi ci fermiamo un po' e prendiamo un altro aeroplanino e voliamo per un'ora.
Prendiamo un bell'aeroplanino e voliamo per dodici ore, minuto più minuto meno, poi ci fermiamo un po' e prendiamo un altro aeroplanino e voliamo per un'ora.
Cosa c'è di meglio per preparasi alla partenza che una serata in
relax davanti alla tv, a guardare su Discovery Channel Air
Crash Investigation,
il meglio dei disastri aerei degli ultimi quindici anni?
mercoledì 20 giugno 2012
Pentathlon
Corsa
a ostacoli (un trenino, due bambolotti, i cubi di legno)
Salto
in lungo (giù per le scale)
Arrampicata
libera (su per le scale)
50
metri in 4 secondi (fiatone)
Sollevamento
pesi (15 chili, more or less)
Sto
pensando alle olimpiadi di Londra.
Mamma,
cappa pipì detto dalla Gabbianella ha lo stesso effetto dello sparo della starter su Usain Bolt, Carl Lewis, quelli lì.
Come
ti alleni nel periodo in cui togli il pannolino, non ce n'è.
martedì 19 giugno 2012
Uomini e bestie. Vademecum per una convivenza serena
Alcuni
anni fa (tanti, in verità, ma lasciamo correre) si narrava la
leggenda secondo la quale un turista, nell'entrare in un
famoso ristorante cinese, avrebbe consegnato al cameriere il suo chow chow,
temendo che potesse infastidire i commensali, e quando, terminata la
cena, chiese indietro la bestiola, gli fu fatto presente che quello
che restava della sua amata Peggie gli era già stato restituito
nella doggy bag con contorno di patate al profumo di zenzero.
Volete sapere quali sono gli animali che potete chiedere al ristorante? Morite dalla voglia di conoscere cosa potrebbe succedere se camminando per la strada vi imbattete in una volpe o, più facilmente, in una ratto? Siete incerti se prendere il micio del vicino e farne delle fettine arrosto o lasciargli impunemente schiacciare i fiori di vetro delle vostre aiuole?
Ecco a voi il vademecum per l'approccio migliore alla fauna cinese.
Per quanto molti siano convinti che i cinesi si cibino ancora del migliore amico dell'uomo, e
condannino la pietanza senza appello ritenendola barbara e incivile (e
magari sono gli stessi che mangiano coniglio in salmì e pastissada de
cavàl), vi tranquillizzo subito, perché la realtà oggi è un po' diversa.
Oggi
tutti i cinesi sanno che avere un cane porta fortuna, sicché almeno quelli
che vogliono far soldi non li mangiano più. Non solo: li trattano come piccoli bambini, vestendoli con improbabili tutine a righe e facendo loro indossare scarpe da ginnastica e sciarpe di seta. Probabile che quelli che
di soldi non ne hanno proprio se ne freghino della fama di Fido e ne
facciano ancora uno spezzatino al bambù, tuttavia ci sono anche
altre doti che il migliore amico dell'uomo si porta appresso e che i
cinesi non disdegnano: il cane, per esempio, vede i fantasmi.
Fido,
a differenza di noi comuni ominidi, riesce a identificare gli
spiriti, soprattutto quelli cattivi, e a mandarli via. Meglio di
Cerbero, direi.
E
poi, se abbaia all'alba, significa che sta per succedere qualcosa di
brutto. Se continua a spaccare i cabasisi ululando come un lupo, vuol
dire che qualcuno morirà a breve.
È
per quello che, invece di farne intingoli col purè e manicotti e
colbacchi, il chow chow se lo tengono stretto: per capire quand'è
che la suocera schiatta.
Anche
il gatto gode di una buona fama. Vicentini, siete avvisati. Infatti
anche lui porta fortuna, se starnutisce quando ti sposi avrai un
matrimonio felice e conviene trattarlo con un certo riguardo, tanto
più che avendocelo sott'occhio puoi sapere con una certa sicurezza
quando si sta per scatenare una tempesta (infatti il gatto appare un
tantino agitato. Tipicamente si arrampica su per le tende o corre in
circolo attorno al divano, ma potrebbe anche piantarti le unghie
nella schiena). Quando si rilassa allora vuol dire che la tempesta è
passata.
E
non dite che basta guardare fuori dalla finestra.
I
pipistrelli pure annunciano buona sorte, oltreché mangiarsi le
zanzare tigre che minacciano la serenità delle tue serate
romantiche: vantaggi di chiamarsi bian
fu,
quando fu
in cinese vuol dire fortuna.
Volpi,
donnole e ricci (ma anche serpenti e topazzi) sono entità per metà
malevole e per metà divine, quindi meglio rispettarli, altrimenti ti
perseguiteranno nei secoli. E qui si capisce perché la popolazione
dei ratti è quattro volte quella degli uomini.
Occhio
però che le donnole sono in realtà degli stregoni, che prendono il
controllo della tua mente e ti fanno impazzire prima di impadronirsi
della tua anima.
E
pure le volpi hanno poteri straordinari: si trasformano in splendide
fanciulle che ti seducono, ti tolgono la virilità e ti uccidono.
Vedi tu.
Le
tartarughe scacciano gli spiriti maligni (e quanti ce ne sono, di
'sti spiriti malvagi?), e se ne trovi una ti conviene lasciarla
libera, perché se ci fai il brodo c'è il caso che muori
istantaneamente.
Alcuni
animali, però, sono privilegiati: il maiale, la pecora e il bue
possono portare messaggi agli dei, a cavallo delle loro anime pure.
Il
che, pensandoci, privilegia anche te, homo barbequensis, che con la scusa di una preghiera a uno qualsiasi dei numi del cielo li puoi
sacrificare sulla griglia della terrazza senza sentirti troppo in
colpa.
sabato 16 giugno 2012
Il sapore delle fragole
Si
sono conosciuti così, che lei gli ha venduto un po' delle
meravigliose fragole che aveva nel cestino, la mattina presto, mentre
tornava dal lavoro.
Lui
le ha chiesto di uscire, e lei ha detto di no.
Allora
lui ha aspettato due giorni, ha comprato delle altre fragole, e glie
l'ha chiesto di nuovo.
Lei
ha detto ancora di no, ma si vedeva che non era veramente no.
Allora
lui ha aspettato altri due giorni, poi le ha comprato tutte le
fragole e le ha detto Oggi
non devi più startene qui, vieni con me a fare colazione.
E
lei finalmente ha detto sì, non solo con gli occhi, e insieme sulla
panchina del parco hanno mangiato le fragole, le fragole più dolci
del mondo.
Lei
aveva vent'anni anni, lui ventidue.
Si
sono sposati un giorno di aprile, lui vestito tutto di bianco, lei
con l'abito pieno di pizzi, morbido come una meringa sul suo corpo
esile, aggiustato dietro con gli spilloni, e le scarpe rosse troppo
grandi, perché nel negozio di fotografia non ce l'avevano le scarpe
della sua misura.
Hanno
decorato la porta della stanza con i fiocchi rossi, ma la prima notte
di nozze l'hanno passata in treno. Sopra c'è il paradiso, sotto
ShuZhou e HangZhou, diceva il proverbio, e lui voleva che lei vedesse
il paradiso.
Lei
continuava a vendere fragole, e lui a consegnare il latte, durante la
notte, con il suo carrettino.
Lui
tornava sfinito, alla mattina presto, lei gli preparava il tè verde
e il riso con le patate, qualche volta ci metteva dei pezzetti di
pollo e dei peperoni. Gli dava un bacio, e andava a vendere le
fragole, le ciliegie, le mele o le arance. Era brava, a scegliere la
frutta buona.
Un
giorno lei l'ha aspettato sveglia, era emozionata, felice, impaurita.
Lui
l'ha abbracciata, pensando che avrebbe dovuto lavorare di più, per
un po'.
Trovò
da consegnare il cibo di un ristorante, i pranzi e le cene.
Il
bambino è nato un giorno di maggio, era un maschio.
Lei
l'ha affidato alla nonna, e ha ripreso a portare i suoi cesti di
frutta al mercato, lui sempre a consegnare le bottiglie di latte, sperando
che nessuno si lamentasse, sperando di non dover pagare per i vuoti
mancanti, perché lui ci stava attento, non ne rompeva nemmeno uno,
ma qualche volta non li trovava, fuori dalla porta, e non poteva
aspettare, né suonare il campanello.
Il
bambino era felice, bello come suo padre, dolce come sua madre.
Giocava con una bottiglia vuota, con un rametto secco, con una
pozzanghera.
Lei
sognava una stanza tutta per loro, e lui avrebbe voluto poterle
regalare una bicicletta, per non farle fare tutta quella strada a
piedi.
Ma
camminare le piaceva, tranne qualche volta che c'era vento, un vento
così forte che sembrava poterla soffiare via, come una di quelle
foglie grandi e sottili.
Non
avrebbe voluto che accadesse. O forse sì, non lo sapeva nemmeno lei.
E
quando, in quel giorno di ottobre, vide negli occhi di lui la sua
stessa paura, allora ebbe la certezza che sarebbe stato meglio che
non fosse mai successo.
Ma
i giorni passavano, e in lei, insieme con il bambino, cresceva
l'istinto di protezione, e il cuore le si gonfiava di gioia.
I
sogni si trasformarono. Non erano più la stanza, la bicicletta, la
giornata al parco a guardare i venditori di palloncini e di conigli.
Erano una bambina che correva dietro al fratello, con le trecce
corte, gli occhi neri come il buio, i piedini scalzi nell'erba.
Lui
le promise che sarebbe andato tutto bene. Avrebbe lavorato di più,
avrebbe trovato i soldi necessari. Glielo promise con tutta l'anima,
e con tutta l'anima avrebbe voluto essere sincero.
Ogni
giorno speravano insieme che nessuno sapesse, che nessuno parlasse.
Ogni giorno che passava aumentava la speranza. Dobbiamo
solo aspettare che nasca,
pensava lei. Dobbiamo
avere un po' di fortuna,
diceva lui.
Vennero
un giorno di giugno.
Lei
aveva cercato di non farsi trovare, nascondendosi nei campi, perché
non avrebbe potuto nascondere il suo stato.
Mentre
la portavano via, vide negli occhi di lui la paura smarrita, la
rabbia, l'impotenza, la vergogna, l'umiliazione.
Quando
tornò a casa, era sola.
Rimase
sola per qualche giorno, senza voler parlare con nessuno, senza
guardare negli occhi nessuno, mangiando solo lacrime amare.
Poi
prese le ceste e andò al mercato, col cuore spezzato, col cuore ormai spento, a vendere le
fragole più dolci del mondo.
**Quella raccontata qui è una storia inventata. Quella vera è qua. Se qualcosa sta cambiando, lo fa molto lentamente.
giovedì 14 giugno 2012
Il ballo di fine anno
La
scuola è quasi finita.
Ciò
implica, oltre all'ansia per i prossimi due mesi di adiacenza
delle pargole, una serie pressoché illimitata di spring
concerts, spring performances, ballet, end-of-school parties,
pranzi di ringraziamento che neanche quel famoso Day novembrino -
tutti moltiplicati per due.
E
allora succede che tu ci vai, alla performance, che sei anche un po'
curiosa di vedere com'è davvero questa scenetta che la cucciola ti
racconta a spizzichi e bocconi, e di sentire com'è, con la musica,
la canzoncina con cui ti fracassa i timpani,
diciamo così, da due mesi.
E
stai lì due ore, perché la classe di tua figlia è l'ultima, a
sorbirti i balletti di bimbi sconosciuti, che cantano canzoni di cui
non capisci una parola e recitano con l'entusiasmo di una trota al
sale, e poi alla fine la guardi, la tua bambina di rosa vestita,
mentre batte due colpi sul tamburo, Bam Bam, anzi tre, Bam Bam Bam,
fine dell'interpretazione, e però ti tocca filmarla tutta, ché
altrimenti la cucciola se la prende, che non può far vedere al papy
lo show.
Oppure
succede che quando arrivi c'è la sala strapiena, un caldo della
madonna, neanche un buco per sedersi, anzi no, c'è un posto in piedi
nell'angolo a sinistra (cioè esattamente nell'angolo all'opposto a
quello dove probabilmente si troverà tua figlia), e allora decidi che ti siedi lì
per terra, però in prima fila, alla faccia di tutte le mamme
laccate-pettinate-imbalsamate (e taccate)
sedute in punta di chiappe sulle comode panche di legno mutuate alla
chiesa metodista.
Ma
ti fregano lo stesso, perché aggiungono delle sedie proprio davanti
a te, che allora ci vedi peggio che dall'ultima fila ma ormai non ti
puoi più muovere, incastrata lì come una cariatide tra l'americana
obesa e la nonna cinese con le rughe plissettate.
E
poi comincia il concerto, e Via! Tutti con la manina alzata munita di
Iphone per filmare il balletto sbilenco delle bambine, il coro
sbilenco dei cuccioli, il movimento sbilenco degli archetti dei
violini.
E
tu strabuzzi gli occhi, facendoti spazio tra quelle braccia e quei
telefoni, nel vano tentativo di riconoscere la tua, di figlia, in
mezzo al mucchio di uniformi e archetti e travestimenti, e poi
finalmente credi di vederla, là in fondo, nell'ultima fila, ma non
sei mica tanto sicura che sia lei perché le vedi solo l'orecchio
destro.
Vabbè,
diciamocelo, non è mica tanto facile riconoscere un figlio
dall'orecchio destro. Voglio dire, tra almeno 650 orecchie, a occhio
e croce.
E
finalmente decidi che è lei, e allora prendi anche tu la tua bella
macchina fotografica con lo zoom che puoi vedere anche i peli nel
naso di Mister Mellors (che non sarebbe difficile nemmeno senza zoom,
ma transeat),
ed ecco che spunta la mamma tecnologggica, quella che gira con il
tablet nella borsa e lo innalza come un trofeo proprio davanti a te,
cosicché sei costretta a vedere tua figlia nello schermo 27 pollici
dell'odiosa IPadella.
Ok,
è finita.
No,
non la scuola. È finita la teoria di performance, concerti, balletti e spring-annessi*.
La
scuola, se Dio vuole, dura ancora una settimana. Poi comincia il
ballo.
*Aggiornamento: non è proprio finita. Venerdì prossimo c'è un altro end-of-year-party. A proposito di forza del pensiero, son già stanca all'idea.
mercoledì 13 giugno 2012
Suggestione
Ieri
mattina alle sette e mezza ho visto una ragazza che faceva una corsetta nel compound.
Era
una corsa leggera, di quelle che però si vede che durano tanto.
La
faccio anche io, ho pensato.
Oggi
mi fanno male la schiena, le natiche e i polpacci.
Sto
diventando suggestionabile.
Ché si sa che basta il pensiero, ma qui si esagera.
lunedì 11 giugno 2012
Idee per il fine settimana
-
Fare la spesa con la BB e comprare di nascosto dal Bighi ciambelline
all'uvetta e biscotti al cioccolato
-
Passare il pomeriggio a comprare mobili all'Ikea, rischiare di farsi
menare da un cinese per via di un posto in coda e terminare il
percorso con un tour guidato del parcheggio sotterraneo
-
Pensare che mancano solo due uichend alla partenza e decidere di
invitare gli amici a cena, e realizzare che è stato un bene aver
comprato anche cosciotti di pollo e pancetta, oltre che ciambelline e
biscotti
-
Andare in macchina a ZhouZhuang, cantando canzoni di Zucchero a
squarciagola attraversando campagne e risaie e paludi e laghi e fiumi
-
Passeggiare su e giù per i ponti e curiosare dentro le case e vedere
di nascosto un uomo che si lava in una bacinella
-
Lasciarsi fotografare bonariamente e rispondere ogni volta Sì,
son mie tutte tre,
e poi guardarle e sentirsi un po' fiera di queste tre cucciole
-
Constatare con una certa sorpresa che la strega di Biancaneve è
ancora viva e abita sotto mentite spoglie nel retrobottega del
negozio di ventagli di ZhouZhuang
-
Rinunciare a un giro in barca che avrebbe destabilizzato l'armonia
familiare
-
Avere l'ennesima conferma che detta armonia familiare viene comunque
messa a dura prova da stanchezza e fame
-
Fermarsi a mangiare fette di anguria fresca e realizzare che a volte
basta poco per ristabilire l'equilibrio
-
Rincorrere la Gabbianella che ha imparato a togliersi il pannolino e
lo abbandona per strada, mostrando fiera le chiappette chiare
-
Constatare con un certo sollievo di poter fare affidamento anche
questa volta sull'effetto soporifero del viaggio in macchina
- Preparare in fretta due pizze, benedicendo per la seconda volta in ventiquattro ore la pallosissima spesa del sabato mattina
- Preparare in fretta due pizze, benedicendo per la seconda volta in ventiquattro ore la pallosissima spesa del sabato mattina
-
Ritrovarsi finalmente in due sul divano, e mangiare un cono gelato e assaporarlo tutto e
pensare che è quello che ci voleva. E non sentirsi per niente in
colpa
venerdì 8 giugno 2012
Cominciamo bene
Ian
è biondo, carino e sudafricano.
Lei è bionda, carina e italiana.
Lei è bionda, carina e italiana.
Tutti
i giorni passano due ore a correre insieme, poi si siedono sulla
panchina del parco bevendo acqua ognuno dalla sua bottiglietta.
Lui
la fa salire sulla sua macchina, qualche volta, anche se non la fa
guidare.
Lei
si lascia accompagnare fino a casa, e lui le cammina a fianco con
passo deciso.
Lei,
accaldata e felice, qualche ciuffo di capelli che sfugge alla coda di
cavallo, il viso arrossato, gli dice bai
bai
muovendo la manina e gli volta le spalle, spavalda nel suo vestitino
giallo e rosso.
Lui
la guarda entrare e chiudere la porta, e fuori, da solo, piange e
batte i piedi perché non vuole andarsene via.
La
Gabbianella ha mietuto la sua prima vittima.
lunedì 4 giugno 2012
Corpo e anima
Ero una
donna in carriera.
Una di
quelle con tailleur, cellulare aziendale e scarpe tacco dodici, trucco,
sorriso, audacia e perseveranza (pazzia e testardaggine, direbbe
qualcuno).
- Stai
andando in spiaggia? Mi chiese una volta il Supercapo, che avevo una
scarpina caruccia rasoterra. Mai più messe, le scarpine carucce
rasoterra.
Andavo in
palestra tre volte alla settimana. Poi ci scherzava, il collega.
- Se vieni
con me ti alleno io, vedrai che bene che vai.
Quando non
ho più potuto nascondere il pancione, il Supercapo mi guarda con la
faccia incredula. - Adesso me lo vieni a dire?
Eh, adesso,
sì, che non ci credo ancora manco io.
Però i
tacchi li mettevo lo stesso, che tanto in motorino non fa differenza.
- Sei
pazza? In motorino? Nella tua condizione?
Eh,
condizione, che sarà mai, son mica malata.
Poi quando
trovo la baby sitter riprendo anche ad andare in palestra.
Intanto mi
compro queste décolleté nere con interno fuxia, belle proprio. In
tuo onore, mia piccolina.
- Non è
che ci hai preso gusto? Mi chiede il Supercapo alla seconda
gravidanza.
No, è che
non pensavo... certe cose capitano, alle volte. Sì, lo so che non è
che capitano proprio, ma insomma...
Certo che
continuo a lavorare, ho trovato una signora che è la fine del mondo,
tiene le bambine una favola, appena passato il periodo obbligatorio
torno in ufficio.
Adesso che
non ho più il pancione posso anche prendermi quei sandali con i
fiorellini e il tacco dodici, non li trovi fan-ta-sti-ci, piccolo
tesoro mio?
- Ma
davvero? Ancora? Beh, che sto qui a dirti, che ce le ho pure io tre
femmine. Auguri, va'.
Grazie.
Vedi che però non son cambiata molto, eh? In palestra? No, in
effetti non ho ripreso, però magari quando saranno all'asilo, in
pausa pranzo...
Il motorino
non lo uso più, meglio la bicicletta, che almeno faccio un po' di
movimento, e poi dai, con queste scarpe qui era anche difficile
metterlo in cavalletta, il motorino. Per quanto, forse la gonna
stretta non è il massimo per pedalare.
- Davvero
il cesareo? Perché? Non hai provato la moxibustione, per farla
girare?
Eh, no, se
si è messa così ci sarà un motivo. Vuol vederlo dritto, il mondo,
mica a testa in giù.
Ma quanto
ci vuole per riprendersi da un cesareo? Riuscirò mai a rimettere
quelle strepitose Sergio Rossi?
Intanto
facciamo che mi compro queste, così rosse non ne ho nemmeno una, un
bel plateau che le fa più comode, vero amoruccio?
Oddio,
comode è una parola grossa. Diciamo che consente di
infilarle, e fortuna che ho il trentanove di piede (sì, è vero,
giuro, ho il trentanove, in un piede. Nell'altro il quaranta,
ma son dettagli) ché per un tacco quindici ci vuole un piedone alla
Genoveffa.
Inutile che
stiate a pensare chissà che, il mio è un piede stupendo, un po'
lungo ma proporzionato. È pure finito a Chicago, sulla statua della
Giulietta, a sostituire quello originale ch'era bruttarello assai.
C'ho il piede modello. Sai mai che un giorno possa servire, come
referenza.
- Vuoi fare
il capo, Wonder? Mi chiede un giorno il Supercapo. - Non è per dire,
ma sei proprio adatta, per quel ruolo lì. Sono sicuro che sarai
all'altezza. Ma che sto a parlare a te di altezza! Con quei tacchi poi... Haha, dai che scherzo. Allora, vuoi?
Eh.
Vorrei.
Ma non posso.
Perché.
Ma non posso.
Perché.
Perché
succede che quando ti senti valorizzata, quando il lavoro di anni
viene riconosciuto, quando le circostanze professionali sono
favorevoli, quando finalmente le aspirazioni solo immaginate
diventano realtà, la realtà si mette a giocare col tuo destino,
come un bimbo capriccioso, butta per aria i birilli, rimescola le
carte, sposta le pedine, toglie le bacchette da sotto.
Com’è
che si chiamava quest’ultimo gioco? Ah, sì, ecco. Shanghai.
E Shanghai
è grande, molto grande. Immensa.
Ci perdi le
giornate, a camminare.
Ci perdi i
metatarsi, a stare sui tacchi.
Ma torno,
eh.
Prima o poi torno.
Perché c'ho l'anima, con i tacchi.
Glielo spiegate voi, alla Staccata, piccoli tesorucci della mamma?
Prima o poi torno.
Perché c'ho l'anima, con i tacchi.
Glielo spiegate voi, alla Staccata, piccoli tesorucci della mamma?
sabato 2 giugno 2012
Risveglio traumatico
Sabato
mattina, ore 7,35
(rumore
di doccia in sottofondo)
-
Mamma guarda ho preparato la colazione. Però mi mancano delle cose
che non ci arrivo
-
Brava Bibi, adesso finisco io. Tieni, porta questi in tavola
-
No chitto, no chitto
-
Questo no? Non vuoi la tazza? E che vuoi? Il bicchiere è sporco, lo
vuoi lo stesso?
-
Ti
-
E tieniti il bicchiere sporco, va', che stamattina non ho voglia di
sentirti urlare. Yawn, che sonno
-
Mamma, non voglio il latte
-
Come non vuoi, Gatto? Lascialo lì, che magari lo bevi dopo
-
Io voglio il panino con la nutella
-
Ichio mamma
-
La nutella no, mettici la marmellata
-
Mamma atte, atte mamma
-
Nel bibe? Lo vuoi nel bibe, il latte? Basta che non mi fai una crisi
isterica se lo metto nel bibe. Te lo scaldo un po' che così da frigo
è troppo freddo.
(profumo
di caffè e passi sulle scale)
-
Ecco che arriva il papà. Yawn...
Dormire un po' di più al sabato mattina no, eh?
Occhio che qui c'è il caffè che scotta, non toccate
-
Papi papi papi
-
Voglio il latte
-
Non si dice voglio
-
Latte pliis
-
E lo volevi allora...
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Sarebbe bello avere un sacco di bebi
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È vero. Dillo alla mamma
(La
Wonder si risveglia, e poi ha un mancamento. Cerca di riprendersi)
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Scusa?
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Mrs Ar sta aspettando un bebi
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… Wonder stai calma, niente panico. E soprattutto non dire una
parola
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Anche Zhong Laoshi ha avuto una bebi
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Bibi, vorresti un'altra sorellina?
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Sì. Oppure un fratello, però più grande.
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Wonder rilassati, non dire niente.
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Cosci, sono accerchiata. Anche il Bighi complotta, e sfrutta delle
bambine innocenti per i suoi subdoli scopi riproduttivi
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Sta solo cercando di provocarti. Tu taci. Qualunque parola potrà
essere usata contro di te
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…
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…???
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…
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Allora un gatto. … o un cane. Eh, mamma?
Ecco,
sì. Meglio. Che son comunque impegnativi, quegli animali lì.
Se
fate le brave, ma proprio brave, vi compro un grillo. Al limite. Uno
solo, per tutte e tre. Anzi, per tutti e quattro.
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