venerdì 27 aprile 2012

Io viaggio da sola

Nel suo viaggio alla volta della casa natia, allo scopo primario di partecipare all'evento del secolo (vale a dire l'ormai celebre matrimonio del Fratello Preferito Nonché Unico, altrimenti noto come Ratto di Calcutta) e a quello secondario di prendersi sei giorni di libertà (uno per ogni anno in cui dallo stato di moglie è passata improvvisamente e inaspettatamente a quello di trimamma, con tutte le conseguenze del caso) la Wonder ha potuto fare alcune riflessioni, dalle quali sono emerse le seguenti considerazioni.

1. L'aeroporto di Shanghai è una costruzione enorme, funzionale, all'avanguardia e architettonicamente bella, simile a un uccello che spicca il volo, dettaglio che difficilmente sfugge ma su cui non ti soffermi se, con tre pargole al seguito, non hai la voglia/il tempo/l'istinto di guardare in lungo, in largo e soprattutto in alto.

2. Esistono persone in grado di fissare un tablet con aria assorta e le cuffie nelle orecchie senza lasciar trapelare (che so, da un'occhiata fugace ai passanti, da uno sbadiglio improvviso, da una palpebra calata, da un benché minimo movimento) che sullo schermo si stanno alternando non le immagini di un imperdibile film di Tarantino, bensì le nebulose multicolori della visualizzazione musicale standard di Windows Media Player, che hanno letteralmnte ipnotizzato il ragazzo. (Non si può tuttavia escludere con certezza che il suddetto ragazzo fosse uno scienziato intento ad analizzare le relazioni suono/luce e la ripetibilità delle nebulose in base alle frequenze sonore).

3. Fare un viaggio intercontinentale da soli è effettivamente una figata, secondo la brillante definizione del Vicino Preferito, se solo non ti capita di fianco un cinese a cui puzzano i piedi. Alle persone con i piedi puzzoni dovrebbe essere fatto divieto l'ingresso in ambienti pressurizzati, o quanto meno dovrebbero essere obbligati a indossare delle plastiche ermetiche che impediscano loro di togliersi le scarpe.
Mi sento quindi di rettificare la diffusa e superata opinione secondo cui al primo posto nell'elenco dei vicini peggiori ci sia un Bambino Urlante, a pari merito col Ciccione Che Russa. No, al primo posto c'è il Puzzone Dai Piedi di Piombo.

4. Essere svegliati da un colpo di fame improvvisa intorno alle due di notte consente di apprezzare gli stupefacenti miglioramenti nell'apprendimento della lingua inglese. La Wonder infatti è riuscita a guardare un film in inglese senza perdere nemmeno una parola, il che ha del miracoloso. Il film è questo. Giudicate un po' voi.

5. Venire a sapere che il Cinese Dai Piedi Puzzoni sta andando a Ravenna, ha una moglie che era più carina quando andava a scuola, un figlio di due anni dal viso paffuto e ridente e che è buddista non cambia l'opinione della Wonder circa il punto 3. Per quanto, è bene far notare che le informazioni suddette sono state la conseguenza di un dialogo anglo-cinese che si potrebbe configurare come splendido esempio di teatro dell'assurdo, e la dice lunga sulle possibilità di comunicazione in assenza di una lingua comune.

6. Continuare ad essere affamata e scoprire di essere senza soldi per il cappuccino con brioches che sperava di assaporare in quindici dei 340 minuti di attesa della coincidenza ha gettato un'ombra sull'umore gaudioso della Wonder.
Sapere se sono i 3 atm a non funzionare o la sua carta non sarebbe servito a scacciare quell'ombra, ma solo a rassicurarla circa la possibilità di spendere senza freni nei giorni a venire.

Questo post è stato scritto grazie al tablet della Mimmi, nonna giovane di mente e di cuore, e soprattutto connessa.

mercoledì 25 aprile 2012

Parto stasera

C'è chi, come il National Trust, fa la lista delle 50 cose che tutti i bambini entro i 12 anni dovrebbero fare, o aver fatto (l'ho saputo da Morelle), e chi fa la lista delle 50 cose da fare prima di partire per sette giorni (di cui due di viaggio) verso il Bel Paese.

E allora, se foste interessati, verreste a sapere che la lista della Wonder comprende:

1. fare la spesa - fatto. Ho letteralmente riempito frigo e freezer, non ci sta più uno spillo. Anche la dispensa è ben fornita. Non mi si dica che li affamo.
2. chiedere alla Doris di prelevare Gatto Giovedì e Mercoledì - fatto.
3. chiedere alla Giovanna di prelevare Gatto venerdì - fatto. (Se poi se la vuole tenere anche a dormire, padronissima. Consiglio di evitare il bagno serale)
4. informare con email la scuola del Gatto delle variazioni suddette - fatto.
5. prendere appuntamento per l'assessment del gatto nella nuova scuola - fatto.
6. istruire la Susie, ayi dal nome di fior di susino, sulle variazioni alle normali attività - fatto.
7. piazzare un certo numero di post-it con le informazioni di sopravvivenza - fatto. Per la cronaca, la cosa riguarda per lo più come vestire le bambine.
8. fare un elenco dei numeri utili - fatto. Metto pure il dentista e l'ospedale, va', giusto per scaramanzia
9. fare la ceretta - fatto. Mo' da quando ho scoperto che c'è non me la perdo più.
10. andare dal parrucchiere - fatto. Certo che ci devo tornare, ma almeno faccio solo una messa in piega. E poi mica potevo arrivare in aeroporto conciata come un'immigrata.
11. prelevare il qipao - fatto. E ci mancava che non mi ricordassi il vestito per il matrimonio del secolo
12. comprare un po' di cosucce da portare alle amiche - manca. No, lo dico che poi non ci si aspetti che vengo come babbo natale a dispensare doni. L'enorme valigia che mi porto dietro è vuota, serve per riempirla di formaggi e prosciutti al mio ritorno
13. fare la lista dei mobili che vogliamo cambiare - fatto. Fatalità, proprio adesso serviva questa benedetta lista, che la Landlord non poteva mica aspettare due giorni in più.
14. fare le valigie - fat (manc un pezz)

Ok, vi risparmio il resto.
Sappiate però che il computer dovrà restare qui, altrimenti la BB non può continuare le olimpiadi di mathletics che ieri la vedevano al 43° posto nell'Asian Maths Challenge e prima della sua scuola. Mica posso privarla del suo gioco preferito, che poi si ritrova ultima e capace che dà la colpa a me. Né posso privare il gatto della seduta settimanale di Friv, quel sito di giochi che da quando lamica AleS me l'ha passato non si riesce più a farne a meno.


Sicché c'è il rischio che, invece di aggiornare il blog, legga davvero dall'inizio alla fine l'ultimo libro di Franzen, che c'ha un titolo ch'è tutto un programma, cioè Libertà, che mi sembra vada benissimo per l'occasione di questa settimana che mi aspetta, e l'ha tradotto per noi la quasi-amica Silvia Pareschi (non me ne vorrà, se dico che è quasi amica, neh?).
Se qualcuno di voi vede una ragazz.., no, una giovane.. ok, una donna che legge forsennatamente al terminal 2 di Monaco (che tanto deve aspettare il volo per sei ore, dico 6 ore, che farebbe prima ad andare a piedi), quella è la Wonder.
Non disturbatela, che quando legge detesta essere interrotta. A meno che non le offriate un cappuccino, una brioches e un passaggio in macchina fino a casa.

lunedì 23 aprile 2012

Quanto vale un niente

Gli ambulanti stanno fermi davanti all'ingresso dello zoo, vicino alla metropolitana.
Sono quelli della domenica, con i loro palloncini, le bottigliette d'acqua, i carretti di wurstel e panini, le arance, i coniglietti, le bolle di sapone e la frutta caramellata.
Sono tutti colorati, contenti e casinisti, come la folla di famiglie e bambini che nel fine settimana si riversa nei parchi dello zoo.
Ma ci sono anche gli ambulanti di tutti i giorni. Sono quelli che vendono pannocchie e patate dolci.
Se ne stanno seduti all'ombra, sul bordo del marciapiede o sul muretto, oppure sui talloni fumando una sigaretta. Nelle giornate di vento, controllano che le pannocchie siano coperte, che siano al caldo, e che le patate non si brucino.
Non ti inseguono né ti assillano promettendo prezzi stracciati e mettendoti in mano il pupazzetto che sputa bolle. Semplicemente stanno lì, e quando passi ti guardano, senza dire nulla, senza aspettarsi nulla.
Sono sempre gli stessi, come sempre gli stessi sono i mototassisti che aspettano i clienti all'uscita della metropolitana. All'inizio mi domandavano dove volessi andare, facendomi segno che la loro moto era molto meglio di quella degli altri, ma poi anche loro hanno imparato a riconoscermi, e sanno che ho la bicicletta parcheggiata proprio lì, e non me lo chiedono più. Giurerei anzi che mi salutano, qualche volta, guardandomi passare in sella al bicipede.
Ce n'è uno che mi ha sempre colpito. È un ragazzo giovane, piccolo di statura, magro e dai lineamenti sottili, con la pelle scura e un ciuffo di capelli sugli occhi. Ha un carretto di patate dolci, e staziona davanti all'ingresso secondario dello zoo, lo stesso da cui passano gli inservienti e le guardie, e da cui passo anch'io per accompagnare il Gatto all'asilo.
Lo riconosco perché ha un viso gentile e un sorriso triste, diverso dal faccione tondo e ridanciano degli altri ambulanti.
Nello stesso posto, ogni tanto, c'è una donna con un bambino piccolo, più o meno due anni. Ha gli stessi lineamenti sottili e la pelle scura, e tiene al caldo le patate dolci con una coperta coloratissima.
La settimana scorsa ha cambiato di posto. L'ho trovato al semaforo, poco più in là, con un carretto di ananas fresche e profumate, che tagliava al momento con un lungo coltello in grossi pezzi, e un bambino, quasi nascosto in mezzo ai frutti, che ha fissato i suoi occhi neri negli occhi blu del Gatto, immobile e muta nel seggiolino dietro di me.
Da dietro, una voce di donna mi ha fatto voltare. Spingeva il carretto delle patate, e diceva qualcosa all'uomo, con gentilezza.
È una famiglia, ho pensato. Una famiglia che vive vendendo pannocchie e patate dolci, e ananas profumate.
Avrei voluto comprarne un pezzo, di quelle ananas lì, che sono buone, succose e costano pochissimo, ma non avevo soldi con me.
E mentre io mi trovavo nel mezzo di loro tre, ferma ad aspettare che il semaforo diventasse verde, sorridendo al bambino che sorrideva al Gatto, l'uomo si avvicina e porge al Gatto un pezzo di ananas infilzato su uno spiedino di legno.
- No, no, grazie, dico prontamente, Wo mei you qian, non ho i soldi, mi dispiace.
- Mei guanxi, dice lui.
Allora credo di aver capito male, e gli ripeto mei you qian, non ho soldi, mostrandogli le tasche vuote.
- Mei guanxi, mei guanxi, ripete, scuotendo la testa.
Non fa niente.
Poi saluta il Gatto, e gli esce un sorriso bianchissimo.
Ecco, quel non fa niente, secondo me, fa tantissimo.

sabato 21 aprile 2012

Un sabato qualunque (il peggio sembra essere passato)

Non c'è verso. Proprio non imparo. Essì che ormai un po' di esperienza dovrei averla fatta.
Ci casco regolarmente.
Sarà che certe cose bisogna farle, anche se son pesantissime, sarà che il cervello le seleziona, le mette in evidenza, in carattere jokerman, che quasi quasi ti sembran simpatiche, ma alla fine le fai e sei pure contenta.
E alle sei e trenta, più o meno un'ora prima della cena che devi ancora preparare, lanci un'idea che viene accolta con grida di gioia, e allora pensi che davvero queste cucciole sono così cariiiine, e guarda come basta poco per farle felici che quasi quasi ti commuovi un po', e le segui mentre ballonzolano su per le scale e saltellano e non fanno in tempo ad arrivare in bagno che già si son tolte tutti i vestiti hanno aperto l'acqua hanno messo il bagnoschiuma e si stanno giusto infilando nella vasca.
E tu controlli la temperatura dell'acqua, che da quando hanno sistemato la pompa l'acqua viene caldissima e non vuoi bollirle, le cucciole, basta solo che siano lavate bene, poi metti dentro anche la Gabbianella che altrimenti si butta con tutti i vestiti, e raccomandi di lavarsi le orecchie e la faccia oltre a fare il gioco dei travasi, che dopo una giornata alla festa dell'Earth Day ce n'è bisogno, e però guai a toccarle che fan tutto da sole, e dopo un po' pensi che se la cavano bene e vai giù in cucina a mettere su l'acqua per la pasta, che quella sì deve bollire, e stai anche a pensare al sugo, perché a te la pasta in bianco fa venire una tristezza micidiale anche se a loro fa impazzire, e allora tagli un po' di cipolla sottile sottile e la metti in padella con l'olio buono e poi aggiungi dei pomodorini freschi ch'è meglio metterli nel sugo che son nel frigo da ieri non li mangia nessuno, e dato che ci sei metti anche la tovaglia a i piatti così è già quasi pronto, e poi pensi anche adesso controllo la posta, ma poi cambi idea perché da sopra non senti rumori e quando non senti rumori c'è da preoccuparsi.

- Oddiiiiiiiiiio cosa avete fatti qui?
- Eh, non sono stata io!
- Nemmeno io!
- Non avevo dubbi, sempre colpa della Gabbianella solo perché non sa parlare
- ia ia no appa ia ia cacanca me me
- Tu meglio che stai zitta che c'hai ancora la prova del disastro in mano! Guardate che roba, tutto allagato! ma non vi si può lasciare sole un attimo, proprio!
- È che io dovevo lavarmi qua e l'acqua non ci arriva e allora la BB l'ha presa
- No! non è vero, è stata lei che l'ha voluta
- Va bene va bene, lasciamo stare, adesso venite fuori
- No!
- Una alla volta, dai!
- Però mi asciugo i capelli da sola...
- Sì, ti asciughi da sola. Esci adesso. Tu ferma lì che sennò scivoli.
- Io mi son lavata i capelli da sola, guarda... c'ho ancora cchiuma?
- No, non hai più schiuma, però adesso stai ferma che asciugo un po' qua.
- Ti aiuto col fon?
- Mamma guarda che mani che ho tutte con le righe
- Mammmmmaaa mmaaammmmmaaa chichìo appa, chichìo!
- Anche tu cosa? Cosa stai dicendo che non capisco? Ma non bere quell'acqua zozza! Non vedi che nera, che vi siete rotolate nel fango stamattina?
- Mamma, quando sono asciutti?
- Eh, se tieni il phon verso il soffitto domani siamo ancora qui. Ti aiuto? Dai che facciamo prima.
- No!
- Aahhhh! Mamma, la Gabbianella sta facendo la pipì, che schifo!
- Oddio, ci manca anche quella. Gatto esci, dai, ti sciacquo così la pipì va via. Intanto togliamo il tappo così siamo a posto.
- Anche io mi asciugo da sola.
- Eh, sì. BB, intanto mettiti il pigiama così sei pronta.
- Adesso tocca a me asciugarmi i capelli!
- Mi lavo anche i denti?
- No, non serve, quelli te li lavi dopo mangiato. Gabbianella stai ferma che sennò ti va tutta l'acqua in faccia, brava, brava! La mia cucciola più brava di tutte. Adesso fuori anche tu, dai.
- Mamma, non trovo le mutande!
- Cerca nel tuo cassetto
- Ma voglio quelle delle uincs! Non ci sono qui

Wonder stai calma. Respira.

- Le devi spostare le cose, altrimenti come fai a vederci sotto? Alzi qui, vedi? Eccole qua.
- Ah, grassie mamma.
- Posso andare a fare un disegno?
- Sì certo, vai. … Non usare le cerette, che ti tocca rifare il bagno.
- Mammmmmaaa! ti è chetto?
- Dimmi amore, cosa... Maaannnòòòòò, tutto il rotolo ha srotolato? Ma insomma, Gabbianella, non ti si può lasciare, anche te... uffa! E non scappare che sei ancora nuda, dai che prendi freddo, vieni qui...
- Ecco fatto, sei pronta, andiamo giù ch'è tardi, è ora di cena...

Oddìo il sugo! ho lasciato il sugo sul fuoco!
Ecco, carbonizzato, fantastico. Pure l'acqua s'è consumata. Ecchepppalle!

Stasera wurstel e purè in busta. E guai a chi si lamenta.

giovedì 19 aprile 2012

Giro del mondo in dieci minuti (più novantacinque di sosta a Roma)

Mentre la Wonder si trovava nel taxi con il Gatto Selvaggio, tutta felice e contenta e col vento in faccia e ignara del suo imminente futuro, lui scendeva dal predellino dell'aereo, dopo sedici ore di viaggio, in faccia l'aria asciutta di Barcellona.

Poi siamo arrivati dal dentista, e la Wonder s'è fatta una cultura in materia di carie, nervi e denti da latte, mentre il Gatto stava sdraiata sulla poltrona reclinabile a guardare un cartone in francese su TV5, e lui era sul taxi, col blackberry intasato di email e messaggi.

Dopo un'ora di dentista, comprensiva di urla agghiaccianti di quelle che sa fare solo il Gatto quando è mooolto incazzato (e meno male che il doc non ha usato la siringa, che gli sarebbero scappati tutti i clienti, a sentire le urla del Gatto, e la Wonder gli sarebbe finita dritta in braccio, priva di sensi. Non era neanche male, il doc, ma aveva degli orribili calzini a righe verdi bianche e blu. Non si possono vedere, proprio, i calzini a righe), comunque dopo un'ora finalmente il Gatto scendeva dalla poltrona, con le mani piene di caramelle e in bocca un'otturazione nuova di pacca, e lui, dall'altra parte del mondo, si ficcava nella vasca da bagno piena di schiuma prima di riprendere a studiare la presentazione su powerpoint (questa è la versione ufficiale. Ignoro se anziché al laptop si trovasse in una sudicia birreria di quelle con le teste di toro imbalsamate o allo stadio per la corrida, ma vorrei continuare a credere, nella mia fresca ingenuità, che l'augusto coniuge sia in viaggio di lavoro).

Contemporaneamente, in un'altra parte del globo, in una metropoli piuttosto nota, una coppia sta cercando di portare a termine un gioco nelle cui spire si è volontariamente gettata, ignara delle conseguenze e probabilmente convinta intimamente che la Wonder si sarebbe sottratta alle loro (peraltro non pressanti) insistenze.

Me li vedo, Morelle che legge le domande, lei col tablet sulle ginocchia a trascrivere i grugniti di lui, e lui con il bicchiere di Chianti in mano a grattarsi la barba di due giorni in cerca di risposte alle domande idiote della Wonder in versione inedita di giornalista free lance (la quale Wonder nel frattempo inveisce in forbitissimo italiano contro il tassista che si rifiuta di portarla a casa, perché non può svoltare a sinistra e non ha voglia di fare inversione).

Restate con noi!
Sigla.

mercoledì 18 aprile 2012

Testate, diagrammi, anelli e condimenti. Suggerimenti per far passare il pomeriggio

Capita delle volte che hai una figlia che continua a sbattere la testa.
Poverina, non è mica colpa sua, trova degli ostacoli ogni tanto e non ci fa caso. È un po' sbadata, pensi, e forse non ci vede tanto bene.
Allora le fai fare una visita dall'oculista, che dice che ci vede benissimo.
Però la testa la sbatte continuamente.
Una volta cade dal letto e si fa un bernoccolo che nemmeno nei cartoni, che la Wonder quasi sviene mentre il Bighi la porta al pronto soccorso.
Un'altra volta inciampa sul marciapiede e si fa un buco in fronte, ma grosso, che c'ha ancora il segno.
Poi sbatte contro una sedia, una di queste orribili sedie cinesi che son delle poltrone di legno, oppure contro la maniglia della porta proprio all'altezza giusta, va sotto il tavolo e si alza di scatto e BAM, zuccata che sembra che si sia rotto qualcosa.
Il cranio di questa bambina quattrenne è bottato come la Ford SW dei WonderParents.
Ormai ci abbiamo fatto l'abitudine. Un po' di ghiaccio e via.

Però quando ti chiamano da scuola e ti chiedono di andare il prima possibile, allora vien l'ansia, no?
La Wonder, che per esigenze di servizio tiene il cellulare acceso anche durante le lezioni di cinese, abbandona in fretta la classe e si fionda all'asilo, pensando di trovare Gatto Selvaggio distesa in infermeria in attesa di un ricovero urgente.
In infermeria non c'è. Proviamo in classe.
Deserta.
Vado in segreteria, non ne sanno niente, ma suggeriscono la biblioteca. Eh, certo, leggere fa sempre bene anche dopo una botta in testa. Ma non c'è nessuno manco lì. Che siano al parco giochi? Magari gli altri giocano e lei è lì triste soletta col ghiaccio in testa che li guarda dal muretto.
Bimbi a mucchi, ma niente Gatto.
Infine cerco in sala mensa. Son tutti lì, che mangiano noodles con la pancetta e pollo al pomodoro.
Gatto mi corre incontro, che quasi le vien da piangere. Dov'è 'sta botta, qui? Qua? Dove? Mannaggia, si fa fatica a trovare, che diamine.
- Ma noi quando un bambino sbatte la testa dobbiamo chiamare i genitori. È la prassi.
Vabbè, e io mi son persa un'ora di cinese per la prassi.

Passa un giorno, e la scuola mi chiama di nuovo.
È mrs Alexis-Gloria, la maestra del Gatto, quella con quel difettuccio di pronuncia che parla come Paperino. Non capisco un accidenti. È successo qualcosa al Gatto, con la felpa, han tagliato la felpa. Oddìo che s'è fatta? Un dito?

- S'è tagliata un dito con la felpa?
- Mi sembra improbabile, Wonder...
- Con la cerniera, magari, che si sia pizzicata? Questa versione ti sembra più plausibile?
- Eh, plausibile è plausibile, ma sarà mica grave, un pizzico?
- Senti non lo so, non ho capito gran che
- Se tu sapessi l'inglese un po' meglio... perché studi il cinese, poi, in un mondo inglisc spicher...
- Senti, il mondo è abitato da un mucchio di cinesi, ce n'è a pacchi, di cinesi, che statisticamente non lo so cosa si parli di più. Ma poi cosa sto qui a spiegarti di statistiche, Cosci, che fai fatica a fare le divisioni...

Ma sta bene?, chiedo. Sì, però se fra un'ora peggiora meglio andare dal doctor. Ti chiamiano noi, nel caso.
Doctor lo capisco, non ha neanche una s o una f o una th o una z.

Non mi chiamano. Buon segno. E meno male, perché stavolta non ero a cinese che potevo mollare la lezione. Ero dall'altra parte della città a fare l'ultima prova qipao (bellissimo, per inciso).

Quando vado a prenderla, alle tre, Gatto Selvaggio è in piedi sulla ringhiera che gioca con la maestra Alexis, il Maestro Robert, una maestra bionda ignota. Sembra che stia bene.
Però al dito medio ha un anello di metallo che fino a quattro ore prima si trovava attaccato alla sua felpa, in effetti. Non si riesce più a toglierlo.
Han dovuto tagliarla, la felpa, altrimenti la poverina oltre all'anello si tirava dietro una coperta di linus incorporata.
Tornando a casa passo davanti a un'officina meccanica. Ho un pensiero fugace, ma poi penso al ditino del Gatto e tiro dritto.
A casa, mentre la BB disegna un diagram di una formica e un lombrico (ma che compito è draw a diagram of an earthworm and an ant?) e la Gabbianella fa il tifo per me battendo le manine, cerco di togliere il dannato anello, con il burro, l'olio, il sapone, il ghiaccio.
Invano.
Il ghiaccio se lo mangiano, invece che tenerlo sul dito per ridurre il gonfiore.

Mica la possiamo portare dal dottore, la poverina, che tra l'altro è già in pigiama. Ma non può stare nemmeno col dito così, che magari esplode durante il sonno.
Rientrato, alle otto e trenta il Bighi chiama il management. Arriva l'Omino Aggiustatutto, quello che chiami per qualsiasi emergenza e si presenta inevitabilmente con lo sturacessi e una pinza, anche se l'hai chiamato per la TV.
La pinza serviva, però. L'Omino taglia un pezzo, poi un secondo, poi un terzo. 
Io avrei fatto due tagli soli, per limitare il rischio. Ma tant'è, qua in Cina son metodici.
Però vedi, l'Omino Aggiustatutto ha risolto il caso. 
Ennesimo esempio di efficienza cinese.

martedì 17 aprile 2012

Goliardate

La rete è piena di insidie, si sa.
Chissà cosa deve aver pensato, per esempio, quello che è capitato qui cercando Donne viziose, a trovarsi davanti la BB con la luna storta, la Gabbianella urlante, un Gatto inselvatichito e una Wonder mezza isterica alle sei del pomeriggio, donne, se proprio vogliamo chiamarle così, che potrebbero essere catalogate al più come viziate.

Tuttavia, la rete consente anche di conoscere bella gente. Il mondo dei blogger, a me sconosciuto fino a qualche mese fa, è accuratamente catalogato, come un fondo bibliotecario, ma se vai random va bene lo stesso, anzi a volte ti va meglio.
Io, andando random, ho trovato Morelle, che scrive bene, mi diverte, e probabilmente fa il lavoro che avrei voluto fare io, se le cose fossero andate diversamente, tempo fa. Meglio così, detto fra noi, perché lei è molto più brava di come sarei stata io.
Comunque.
Siccome sia io che lei, evidentemente, abbiamo tempo da perdere, ci siamo divertite a fare un gioco.
Per chi capitasse qui con una ricerca di gugol, non si tratta di un gioco erotico.
Si tratta di un modo per conoscerci meglio, e continuare a ridere di noi, tra noi.
Non sono sicura che lo scopo (conoscerci meglio) sia riuscito. Morelle, infatti, mi definisce “donna (e fin qui concordo) di indubbia intelligenza (qui si intuisce che non ci frequentiamo da molto) e di grande umanità” (da qui sapete per certo che non ci siamo mai incontrate, meno che mai qui da noi alle sei del pomeriggio).
Però ci siamo divertite.
Il gioco lo spiega Morelle nel suo blog, qui
Ed è solo l'inizio.

domenica 15 aprile 2012

La salute sopra a tutto

La capriola ninja del nonno cinese fotografo paladino dell'erede maschio ha spinto la Wonder a documentarsi circa le possibilità di arrivare sul limite della tomba in tale sorprendente buona salute.
La Medicina Tradizionale Cinese, che raccoglie la maggior parte dei seguaci in Cina (fatto per altro non particolarmente singolare), elenca alcune buone pratiche che assicurerebbero longevità e sanità fisica, connubio non sempre ovvio.
Infatti, se volessimo essere pignoli, Wikipedia elenca con precisione i rappresentanti del primato di longevità umana, maschile e femminile, e tra questi di cinesi non ce n'è manco uno.
Anzi, molti sono americani (vale a dire quanto di più lontano dalla filosofia orientale), e l'uomo più vecchio ancora vivente è il signor Jiroemon Kimura, giapponese, giusto per mantenere vivo quel po' di sana competitività tra Cina e Sol Levante.
Tuttavia, come si diceva, è probabile che la maggior parte dei primatisti di questa singolare disciplina non sia in grado di compiere evoluzioni simili a quelle del cinese di cui sopra, e anzi facilmente avrà difficoltà anche a mangiare da solo (non il signor Kimura, che alla ragguardevole età di quasi 115 anni legge il giornale e segue i dibattiti politici).
Per questo ritengo auspicabile, più che la longevità, l'ottima performance del fisico ultrasessantenne.
Orbene, le pratiche della TMC sono alla portata di chiunque, o quanto meno di chiunque se ne freghi di apparire uno “strambo”, cioè uno che tutti pensano trarrebbe grande vantaggio da una sessione full immerscion di cure psichiatriche.

Ecco a voi la top ten, compilata da Justin Calderon, e compresa di consigli per l'utilizzo (non sempre riconducibili al giornalista).

1. La prima attività, particolarmente diffusa qui nei paraggi, è camminare all'indietro.
Meglio eseguire l'operazione all'aperto, in una zona poco frequentata, così si evita di sbattere contro un altro vecchietto che cammina all'indietro. Assicurarsi di avere campo libero almeno per 30 metri, eventualmente controllando che il percorso non sia a ostacoli.
Il beneficio è dato dall'uso di muscoli che non sai neanche di avere, tu comune mortale che cammini solo guardando avanti.

2. Picchiare un albero. Si possono usare le mani, ma anche le braccia. Tecnicamente dovrebbe essere una sorta di massaggio per sollecitare i punti dell'agopuntura. Da eseguire sotto stretto controllo medico, o quanto meno con un compagno provvisto di cassetta da pronto soccorso. L'operazione viene fatta seguire da baci e abbracci all'esemplare preso a sberle, giusto per farsi perdonare dall'anima del pino.

3. Picchiarsi le braccia. Trattasi di auto-massaggio, praticato generalmente seduti sulla panchina del parco ma utile anche durante l'attesa del tram o per riattivare la circolazione nel freddo invernale. Anche questa è un'attività che riscuote grande successo di pubblico. Si parte dalle spalle e ci si picchia fino alla mano. Utile, come detto, per la circolazione, ma anche semplicemente per farti sentire meglio. Puoi schiaffeggiarti a mano aperta o a pugno chiuso, come ti piace di più, magari a seconda di quanto ti senti in colpa con te stesso.

4. Menare le gambe. In sintonia con quanto fatto prima, provate anche a slanciare le gambe come per dare un calcio in bocca al vostro peggior amico. Se il vostro amico si presta c'è più soddisfazione. Fortifica i muscoli e rafforza il senso dell'equilibrio, e inoltre i dentisti ve ne saranno particolarmente grati. Infatti per ogni cliente procacciato vi regalano un dente. Tempo venti amici e avrete una dentiera di tutto rispetto, o almeno con più denti della maggior parte degli ottuagenari in circolazione.

5. Balera in tutte le stagioni. Ballare, si sa, rallegra lo spirito. Trovatevi un compagno o una vecchietta con cui allenarvi durante l'inverno per poter poi sfoggiare autentiche piroette nelle serate estive al parco. Ha un sicuro effetto dimagrante e consente di ampliare le conoscenze, garantendovi una vecchiaia densa di relazioni sociali. Se non avete un partner niente paura, anche i solisti hanno il loro bel pubblico.

6. Praticare il BaDuanJin, che tradotto significa Otto Stoffe di Seta. Trattasi di disciplina di meditazione associata a particolari movimenti del corpo i cui benefici sono sicuri ma non uguali per tutti, quindi non descrivibili. Detta così sa un po' di bufala, ma invece pare che funzioni. L'importante però è stare sereni e respirare. Quest'ultimo suggerimento è fondamentale anche nel caso decidiate di non praticare alcuno degli esercizi suggeriti, in effetti.

7. Praticare ThaiChiQiuan e ThaiChiJian, cioè il conosciuto TaiChi ma con in più la spada ninja. I movimenti lenti e meditati fatti con la spada fanno molto più effetto che senza. Riduce il livello di grassi e di zucchero nel sangue. Vedi questi vecchietti in pigiama andare al parco con un fodero a tracolla e poi ti sembra di vedere La foresta dei pugnali volanti in versione senior e al rellentatore. Più facile a dirsi che a farsi.

8. Praticare la danza del ventaglio. Significa ballare al ritmo di una musica dolce con movimenti lenti, aprendo e chiudendo un ventaglio (preferibilmente rosso, che fa contrasto e anche l'occhio vuole la sua parte). Previene disturbi nella circolazione sanguigna del cuore e del cervello e rassoda i muscoli, specie quelli del polso, fondamentali poi per tenere bene le bacchette.

9. Gridare e battere le mani. Cammina battendo le mani davanti e di lato, e ogni cinque passi lancia un urlo alla Tarzan. Gridare fa bene al cuore e ai polmoni, e battere le mani, indovinate un po', è una splendida forma di massaggio. Utile anche per sfogo personale, così eviti di urlare ai pargoli e battere le mani sui loro culetti smutandati.

10. Alzare le braccia al cielo. Cammina avanti e indietro con le braccia alzate, poi fermati un po' e battiti il petto. Non si sa bene a cosa serva, forse a far fluire meglio il qi, cioè l'energia cosmica.
Più probabilmente a ringraziare i numi di non essere stato ancora internato.

giovedì 12 aprile 2012

Burro volante e crisi isteriche, ovvero come non soccombere ai compiti a casa

- Mamma, oggi devo fare questo homuork di topic
- Topic? Oddìo sì, che questi programmi british vanno per argomenti. Che razza di...

- Zitta Wonder! Mica vuoi farti sentire?
- No, vabbè, Cosci, ma non son mica sicura di fidarmi molto, di questo metodo didattico
- Beh, non fa niente, tu non dire niente, non parlarne male
- Posso pensarlo, almeno, che mi sembra una cazzata studiare gli egizi, e come mangiano, e mangiare come loro, e disegnarli, e viverli del tutto, e il mese dopo parlare della shoà? No, perché dicono che funzioni così...
- Sì ma non è ancora il tuo caso, sta ancora in quella specie di limbo che è l'ir uan
- D'accordo, ancora non ci siamo, però dopo quando arriva al liceo questa povera ragazza lo sa dove va posizionato l'illuminismo, more or less, in quale epoca storica?
- Perché non ti concentri sul compito, invece?
- Aggià, meglio, va'

- Dunque vediamo, proviamo a leggere qui cosa c'è da fare. Make a labelled drawing of your animal. Allora hai capito cosa devi fare?
- Disegnare una farfalla
- Una farfalla?
- Sì, è l'animale che ho scelto. Il mio preferito.
- La farfalla. Il tuo animale preferito la farfalla. Ossignùr. Ci manca solo che vuoi un grillo come pet. Ok, disegna una farfalla.
- … fatto! Adesso metto dei puntini qui. Ti piace?
- Bella tesoro, sì. Adesso prova a leggere qua
- Mmmi
- Mai
- Mai eeennimmmol
- Mai animol, sì
- Is
- Brava, quindi?
- Il mio animale
- My animal is, il mio animale è... cos'è il tuo animale?
- Una farfalla
- In inglisc?
- Batterflai
- Ok, allora qui scrivi batterflai, te lo detto: bi, iu, ti, ti, i, ar, ef, el, ei, uai
- …
- Ok, bravissima. Ma guarda te, il burro che vola. Ci avevo mai fatto caso. Adesso leggi qui
- It... mmoooff … mmoovvis
- It muvs
- It muvs … bi...
- Bai. It moves by, come si muove?
- Con le ali!
- Come si dirà ali in inglese? Ali di farfalla? Boh, andiamo a vedere qua, wings, si dice uings per gli uccelli, sarà così anche per le farfalle
- Come le Winx!
- Beh, no, c'è qualche lettera diversa, vedi? Scrivi uings... brava, così. Adesso vediamo cosa c'è scritto qui
- Iiit ees
- Has, it has...
- C'è uno spazio
- Sì ci devi mettere un numero. Continua a leggere
- Llliggggs
- Legs, quante gambe ha? Cioè quante zampe, è uguale.
- Nessuna!
- No, veramente qualcuna ce l'ha sennò come sta in piedi?
- Allora due
- Due? Mmmm, secondo me di più
- Allora tre
- Mannò tre, mica possono essere dispari. Machecacchio, quante zampe c'ha una farfalla? Due? Quattro? Sei? Che palle che di zoologia non so una tega, mi tocca guardare su wikipedia. Guardiamo qui tesoro, ci sarà qualche immagine
- …
- Mica si vede niente da 'ste foto qua. E su wikipedia non dicono quante zampe ha. Che descrizione è, se non la descrivi, 'sta farfalla? Ma scegliersi un animale normale, tipo un cane un gatto un cavallo un coniglio no, eh? Comunque, tu scrivi 4 che va bene. Casomai ne avrà persa qualcuna
- Come persa?
- Niente niente, scrivi quattro. Four. Ok, adesso vediamo cosa devi sapere ancora.
- It liiiviis
- It lives si legge it livs, vive, dove vive? Vediamo, dove vive... mica ci interessa la distribuzione geografica delle farfalle, no? E dove minchia vivono 'ste farfalle! Scrivi in the garden, che va sempre bene
- …
- Gaaarden, con la a, non gurden. Per una volta si scrive come si legge. Andiamo avanti.
- It iiieet
- It eats, è un po' difficile, it its, cosa mangia?
- Non lo so...
- Il nettare, credo. Il nettare dei fiori.
- E se non ci sono i fiori?
- Non mangia. E infatti mica si vedono tante farfalle in giro d'inverno. Andranno in letargo? Boh. Ma poi lo domandano? No. Allora che mi frega? Scriviamo nettare, va'. Mangerà anche dell'altro, ma insomma la facciamo a dieta. En, i, si, ti, ei, ar. Bene. Poi leggi qui
- It iiieet
- Come prima, amore
- It iit... bbii
- Bai, it eats by... come mangia? Eh, lo sapevo come mangia, c'ha una specie di cannuccia. Come diavolo si chiama... spirotromba, ecco, almeno questo l'han scritto, da qualche parte. Spirotromba in inglese? Scommetto che non c'è. Ah, guarda invece, donna di poca fede, si dice proboscis.
- Come l'elefante?
- Eh, brava, proboscide. Scrivi dai. Dai che c'è l'ultimo, poi se dio vuole abbiamo finito topic.
- It ppprrroootttiicc...
- It protects by, si protegge come? Cioè, come si difende?
- …
- Si deve difendere, no?, da quelli che la vogliono mangiare. Per esempio, chi si mangia le farfalle? Chi è 'sto mezzo scemo che mangia le farfalle? Sai che schifo le ali in bocca. Non ci voglio pensare. Secondo me le rane. Ecco, si devono difendere dalle rane. Come fanno?
- Volano via
- Sì, ok, però magari non fanno in tempo, e quindi c'è anche un altro modo. Si chiama mimesi.
- Cosa vuol dire?
- Vuol dire che la farfalla si mette su un albero e prende la forma o il colore dell'albero, o tutte e due. Credo. Son quasi sicura. Magari si chiama criptoqualcosa invece. Adesso vediamo se al computer c'è qualche figura… Ecco qui, questa sembra una foglia, vero? Invece è una farfalla.
- Questa sembra una faccia!
- Vero! Così spaventa i predat... quelli che la vogliono mangiare. Dai, scrivi lì mi mi cri. Non con la e, con la i. No! cioè, scusa, volevo dire con la ai, non con la i. E poi la uai. Insomma, così, mimicry, ecco.

E uno pensa che alle elementari è tutto facile.
Però, dico, ti pare che per topic uno deve fare una ricerca su un animale, e la BB si sceglie la farfalla? Eccheccacchio, proprio la farfalla, che io non li sopporto, quegli insetti lì, neanche dipinti, e se non mi faccio prendere da una crisi isterica se mi vengono vicine è solo perché ormai sono adulta, e mi renderei ridicola.

martedì 10 aprile 2012

Come Maggie Cheung

Il dubbio mi era venuto anche prima di leggere Qiu Xiaolong, ma tant'è, ormai il danno è fatto, e non si torna più indietro.

Le occidentali sono assolutamente fuori luogo con gli abiti mandarini, scrive Qiu, e in effetti sono abbastanza d'accordo. 
 
Ma il fascino del qipao conquista tutte le donne che mettono piede in Cina, che con quello addosso si sentono misteriose e sensuali come Maggie Cheung in In the mood for love,
e non rinunciano per nulla al mondo a vedersi avvolte dalla seta almeno una volta.
Certo, il fisico mediterraneo delle italiane e quello vichingo delle olandesi, la struttura massiccia delle australiane e i tratti severi e biondi delle tedesche mal si adattano al tubino aderente, che va benissimo invece per una donna piccola e minuta e flessuosa come un giunco.
Però non importa, perché il qipao è come il richiamo della foresta, lo senti da dentro e anche se hai i fianchi della Lopez o le tette della Marcuzzi (non che sia il mio caso, comunque) il desiderio si insinua sotto pelle come il serpente decorato sulla stoffa e si propaga lentamente finché non ti conquista del tutto.

Per sentirti proprio come l'attrice di cui sopra puoi andare dal sarto che ha confezionato gli abiti per il suo film, il signor Chu Hongsheng, che però oggi è novantaquattrenne, e forse non è nemmeno tanto economico (magari anche un sarto ggiòvane non guasta, almeno per gli occhi).
In alternativa ci sono alcuni sarti sparsi qua e là, per esempio Han Yi, in Changle Lu, o meglio, dato che se lì, Li Gu Long, che fa quelli tradizionali senza la cerniera, invenzione moderna che è tanto comoda ma vuoi mettere sbottonare tutti i bottoncini sui fianchi? Oppure Jin Zhi Yu Ye, al 72 di Maoming Nan Lu, dove si respira davvero l'atmosfera di Shanghai.
Però in questo caso dovresti avere un'occasione davvero speciale, e farti prestare la carta di credito, perché i prezzi vanno da 2.000 a 15.000 yuan.
Non che non valga la pena, eh. Dipende un po' anche da quante volte riesci a metterlo.
Però magari puoi provare anche uno dei fabrik market, prezzi modici e taglio su misura, seta di Suzhou e ricami di Hanzhou (originali, ovvio).

- Io ce l'ho, l'occasione speciale.
- Però dai, Wonder, un vestito così se lo metti tre volte è già tanto...
- Sì, è vero, però anche mio fratello si sposa una volta sola
- Così dicono
- Non colgo le battute sceme, Cosci. E poi non ne ho nemmeno uno...
- Vorresti provarlo, di' la verità!
- Eh, sì, ma come dice Qiu mica sta bene a tutte
- Beh, Wonder, l'unica è indossarlo, poi vediamo che effetto fa
- Cosa dici di questo verde/azzurro cielo con le rose tutte ricamate?
- Ecco, adesso, passare dal Non so se mi sta bene il qipao a questo qui mi sembra un azzardo
- Ok, allora provo questo. Ce l'ha la misura, secondo te?
- Figurati, sei lunga il doppio della donna cinese media. Va' lì come tira sul culo
- Ho capito! Non serve che me lo fai notare...

Dopo un'ora e mezza al Fabrik Market di ZhongHua Lu io e la mia Coscienza, amica fidatissima, abbiamo deciso. Ne facciamo fare due, uno con colori primaverili, che a fine aprile va bene, e uno scuro, che va bene sempre. Non svelo niente, per non rovinare la surprais. E posso anche permettermi il lusso di scegliere all'ultimo momento.
Sono piuttosto soddisfatta. Anche del prezzo, che quando si mettono insieme la Wonder e la Cosci fanno miracoli.
E non ditemi che andare al matrimonio del secolo con un qipao è una scelta banale, perché ormai è fatta.
Sarò uguale uguale a Maggie Cheung. Almeno nell'anima.

sabato 7 aprile 2012

Offerte speciali per mete esotiche

Quando si parla di vacanze estive è sempre meglio pianificare in anticipo, che poi altrimenti le occasioni sfumano, e ti ritrovi a passare le ferie alla piscina comunale, sognando mari tropicali mentre risolvi il bersaglio e annerisci le caselle delle parole crociate senza schema.
E di solito per l'estate si va al mare, o in montagna.
Le città d'arte son roba da intellettuali, sai che caldazzo in agosto girare per le città, che poi ti sogni l'amaca e il libro e il bicchiere di cocktail con l'ombrellino e il tramonto sulla spiaggia mentre vaghi per le sale del museo di arte moderna con le guardie boccheggianti e annoiate dentro le divise blu scuro che si fanno aria con il dépliant dell'ennesima esposizione permanente.
(Ok, non andrebbe proprio così. Non saresti su un'amaca, al limite sull'asciugamano perché la sdraio te l'ha fregata la figlia 1, la bibita sarebbe una limonata e te l'avrebbe bevuta la figlia 2 e il libro sarebbe in acqua a fare la barchetta della figlia 3. Però son dettagli, si diceva così per dire, no?).
Che poi questa opzione della città d'arte è scarsamente utilizzabile in Cina per chi è abituato all'arte italiana, e tutto sommato 'sti milioni di brocche sbeccate e specchi e ceramiche della dinastia Ming hanno un po' rotto. Sì, d'accordo, la grande muraglia, l'esercito di terracotta, però siamo sempre lì, sul filone archeologia, che due palle.

Ma qui intorno, ci sarà ben qualcosa che vale la pena vedere, no?
Filippine? Mah, non so se m'ispira. A Singapore c'è un negozio di vestiti proprio carino. Papua Nuova Guinea mi sa tanto di indigeni antropofagi. Australia! Ecco, che figata, l'Australia è sempre stata nei miei sogni! Ci mettiamo 12 ore di volo però, mica proprio così vicina. Cambogia e Vietnam, son sempre accoppiati 'sti due paesi, che ti immagini a fare esplorazione su una di quelle imbarcazioni di giunco con le vele enormi in mezzo ai fiumi il sole che tramonta e in testa un cappello di paglia. Turismo naturalistico, tipo.
Al mare dove si va? Si va in Malesia, che sia stagione giusta? Ci siamo già stati, in Tailandia anche, però ci tornerei, sai le PhiPhi Islands hanno sempre un certo fascino.

E che dire del Giappone? Dai, sì, andiamo in Giappone. Ci mettiamo su pure la canzone, Big in Japan, che trovata geniale, l'han scritta giusta per noi. Anche la versione di Martin Solveig, per i ggiòvani.
Tokio? Macché, lì ci vanno tutti. Osaka? Mica è primavera, che ci sono i ciliegi in fiore. Ci vorrebbe qualcosa di più dinamico, di avventuroso. Epperò, mannaggia, c'è mica qualche offerta speciale, che so, una riduzione comitive? Che a muoversi in cinque convien fare un mutuo.

Ecco qui, trovato.
Offerta speciale per giugno. Volo diretto da Pudong, in tre ore sei lì. Cinque giorni/quattro notti ti costano 3.000 yuan, e quando torni a casa te ne danno indietro 400.

Maddai? Cioè ti pagano per andare là? Forte.

Poi te ne danno altri 400 se fai vedere in giro le foto. 
Tipo che ti invito a cena e dopo un'abbuffata di sushi per entrare in atmosfera ti tocca sorbirti tutto il viaggio minuto per minuto, che una volta erano due ore di diapositive al buio e potevi anche dormire sulla sedia, ma adesso sono 3500 scatti digitali da otto mega ciascuno, che il computer impiega quaranta secondi a visualizzarne uno,  e io mi becco 400 yuan (che moltiplicato per 5 fa una cifretta). 

Bella questa trovata per incentivare il turismo.

E dove rimane questo posto? Ecco qui, Fukushima si chiama. È pure sul mare. Chissà perché il nome mi suona familiare.
Ma l'offerta è valida solo se sei cinese.
Che uno pensa Che sfiga, alle volte, nascere italiano.

La notizia è riportata da cnngo, che non pensiate che mi invento le cose.