lunedì 31 ottobre 2011

Scary Halloween

Quando mi alzo, alle sei e mezza, non c'è molta luce, ma si capisce che è una bella giornata.
    Alle sette e un quarto il sole è tiepido, e siccome l'aria si scalda in fretta per le otto e mezza si può uscire senza giacca (meglio così, perché il giubbino antivento non si intona al vestito da principessa del Gatto Selvaggio, riciclato dall'anno scorso e ammodernato con splendidi fiori a brillantini trovati venerdì nella merceria più grande del mondo, nella città vecchia).

    Allo specchio, prima di uscire, noto un segno vicino all'occhio. Cos'è, una ruga? No, dai, è solo un'ombra. Va' che faccia da paura, stamattina. Adatta alla giornata.

    Sarà che noi non l'abbiamo mai considerato, ma Halloween non ci fa un grande effetto, non fosse per i travestimenti. Però qui la festa è diffusa, e mentre nel compound si decorano le case con zucche, lanterne arancioni, ragnatele e ragni finti (a volte anche veri), fantasmi, streghe, vampiri, le scuole ne approfittano per fare attività creative.
    All'asilo del Gatto Selvaggio si festeggia con una chiassosa sfilata di bambini e maestri in maschera, la proclamazione di una serie vincitori per svariate categorie (il costume più spaventoso e quello più originale, l'animale più bello e il vestito più divertente, quello più magico, quello più carino e quello più creativo) e la consumazione di un pasto comunitario assemblato dalle mamme per l'occasione.

    I bambini più tradizionalisti vestono con maschere da mummia, da scheletro, da zombie. Altri sono vestiti da pinguini, da tigri, da scimmia e da leone. Le bambine sono tutte principesse, tranne qualcuna che ha osato diventare fiore, streghetta o zucca. C'è un ragazzo con un costume da lottatore di sumo, uno vestito da Buzz di Toy Story, l'amico di spuola Kai è vestito da Sullivan di Monsters&Co e suo fratello da Mike, poi ci sono fatine e supereroi, astronauti e fantasmi, ingombranti Transformers di cartone e poliziotti.
    C'è un maestro vestito da omino di panpepato, uno da antico romano ma è troppo alto e troppo scarmigliato per somigliare davvero a un romano, uno da lupo mannaro che invece gli riesce benissimo. Le maestre indossano vestiti da principesse di tutti i continenti, tranne due che viaggiano in coppia vestite da M&M's rosso e verde e Mrs Alexis-Gloria che è vestita da mamma orsa, e per una volta mi sembra che l'abbigliamento sia azzeccatissimo.
    Anche la maggior parte delle mamme presenti allo zoo per la sfilata sfoggia cappelli da strega, parrucche, scope di saggina, vestiti da principessa, trucco nero, veli da odalisca. Una c'ha pure i corni, i leggins e il mantello da diavola, vagamente hard ma si fa finta di niente.
    Io ho optato per un travestimento low profile: i miei capelli, vista l'umidità, non han nemmeno bisogno di un grande trattamento per somigliare a quelli di una strega, e per quanto riguarda il trucco, beh, faccio più paura senza.

    Eclettico è l'aggettivo più indicato per definire il pranzo, dove accanto a ravioli al vapore, frittate alle verdure e bocconcini di carne un tantino piccanti potevi metterti nel piatto cornflakes caramellati, panini salati ricoperti di zucchero colorato, rondelle di sushi, fette di torta al cioccolato, crackers dolci, insalata con maionese, fette di anguria, pandorini, krapfen alla cioccolata, mele e pere con lo yogurt, pomodorini interi, brioches con wurstel, ciambelle, fette di formaggio e dolcetti ripieni di fagioli rossi.

    La Gabbianella, in visita speciale, non fa una piega e mangia quello che trova nel piatto, poi lo spalma un po' sul tavolo e un po' sulla lavagnetta magnetica dove ha identificato mamma tigre e tigrotto che somigliano tantissimo ai suoi amici gatti della terrazza. Dà anche qualche bacetto ai pulcini (quelli magnetici).

    A casa, dopo cena, scopro che l'ombra scura all'angolo dell'occhio è ancora lì. Ma ormai qui non ci spaventa più niente, né il fantasmino che suona alla porta chiedendo dolcetti, né il bacherozzo che entra dalla terrazza, né le falene (quelle piccole), né il camion che ti strombazza alle spalle. Nemmeno la festina della scuola.
    Figuriamoci se ci fan paura le rughe.

domenica 30 ottobre 2011

Ciao papà

- Io puando arrriva il papà lui mi prrende in brraccio
- e mangiamo un cioccolatino grandissimo che ci ha portato!
- e io gli corrro incontrro
- però prima io che sono più grande
- noooo, prrima io, l'ho detto prrima io!
- allora facciamo insieme, va bene?
- occhei
- E tu, Gabbianella, oggi pomeriggio quando arriva il papà cosa devi dire?
- ...
- Pa pà, pa pà. Dai, prova a dirlo, Ciao Papà
- Ba...
- Sì, dai, brava!, pa pà!
- Ba ba ba
- non bababa, Ciao papà...
- ... Babai!

venerdì 28 ottobre 2011

Certezze del dopo cena

   Gatto Selvaggio - Ma puando torrna il papà?
    BB - Arriva domenica! Allora mancano... un giorno! Perché guarda, domani è sabato e poi cosa viene? Domenica!
    GS - Sì ma rresta cinpue minuti e poi va a lavorrarre
    Wonder - (…)
    GS - E io gioco con Kai, che è un mio amico di spuola.
    BB - Ma perché giochi con lui?
    GS - Eh, perrché ci vogliamo bene.
    BB - Ma giochi anche con degli altri bambini?
    GS - Sì! Perr esempio, vediamo, come si chiama puello, puello che ti avevo detto... ah sì, Gieins, e anche Brrendon li.
    W - (femmine no, eh?)
    GS - Poi c'è un attrro macchio ma non mi rricorrdo come si chiama, però lo so ma adesso non mi rricorrdo.
    BB - Mamma, ma come fanno due che non sono sposati ad avere bambini?
    W - (mmmh, vediamo come me la cavo) Beh, tecnicamente nello stesso modo di quelli che sono sposati.
    BB - Perché si vogliono bene?
    GS - Certo, per puello, eh.

giovedì 27 ottobre 2011

Bastano due ore

Silvain è appassionato di montagna, gli piacciono le imprese difficili e affronta la vita come uno scalatore, con risoluta determinazione e un po' di controllata incoscienza.

    Io e Silvain abbiamo lavorato insieme per un po', qualche anno fa.
    Qualche anno fa in effetti è un po' riduttivo per indicare un periodo interglaciale, ma tant'è, anche se sembra una vita (è una vita, anzi almeno tre vite fa), quando ci incontriamo, il che avviene con frequenza più o meno triennale, è come se ci fossimo visti il giorno prima.

    Michele è uno degli uomini più belli che conosco. Ho detto uno degli, non se l'abbiano a male gli altri amici maschi. Mette passione in tutto quello che fa, e cerca i lati nascosti delle cose e delle persone, perché sono quelli più curiosi e quasi sempre i più affascinanti, e possiede l'infantile capacità di stupirsi.

    Silvain e Michele lavorano insieme da millenni, cioè da quando li conosco. Sebbene io sia quasi certa che abbiano anche delle vite separate, con mogli e figli e animali non interscambiabili, nella mia mente sono inscindibili, un po' come il Gatto e la Volpe, Gianni e Pinotto, Cochi e Renato, Peppone e don Camillo, Pippo e Topolino. Si capiscono al volo anche senza parlare, e quando parlano fanno battute e si prendono in giro. Sanno anche stare seri, quando serve, ma sono più belli quando ridono.

    Strano posto per incontrarsi, Shanghai.
    Non sto qui a dire i perché, ma avevamo a disposizione due ore. Due ore a passeggiare, scattare foto, andare a braccetto, parlare.

    Al mercato di Dongtai Lu abbiamo contrattato, comprato spillette di Mao, poster di propaganda comunista, palline da relax, scatolette, una gabbietta per uccelli, braccialetti di smalto, collane, una tazza per la tisana e pendagli di giada.
    Al mercato dei grilli abbiamo osservato gli esemplari più piccoli e quelli più grandi, analizzato le scatole, le gabbiette e le ciotole per l'acqua, visto uccelli e tartarughe, pesci rossi nelle vasche appoggiate per terra con un gatto in agguato e conigli nani in gabbiette impilate, e non abbiamo comprato niente perché un grillo avrebbe vita breve su una scrivania dell'università, anche se mangia poco, anche se non salta, anche se accudito dalla segretaria dal nome di grillo.
    Alla Paulaner di Xintiandi abbiamo mangiato hamburger e patate fritte e panini al salmone e bevuto birra.

    Due ore non bastano per raccontarsi dopo tanto tempo. Due ore sono troppo poche per mostrare quello che vorrei della mia Shanghai, i posti che mi piacciono, le stranezze della gente, le contraddizioni. Due ore non bastano perché con gli amici le ore sono minuti, e gli anni sono giorni, e anche se ci vuole un secondo per andare indietro nel tempo, poi ce ne vuole un sacco, di tempo, per ritornare al presente.

    Due ore bastano invece per farmi provare una lieve gelosia, per loro ancora insieme mentre io ho cambiato strada, per riempirmi la testa di ricordi, per far nascere un po' di malinconia. Bastano, due ore, per sentirmi bella, perché gli amici fanno così, ti corteggiano per farti divertire. Bastano per accendere la nostalgia, per capire che gli amici a volte sono più vicini quando sono lontani, per scoprire che ci si riconosce, uguali, anche dopo anni, con la stessa immutata confidenza, la stessa voglia di ridere.

    Quando torno, ragazzi, ci prendiamo altre due ore?

martedì 25 ottobre 2011

Lesson number one: my name is Wonder

Fa freddo, oggi. La temperatura è calata improvvisamente, e mi ritrovo a rabbrividire con addosso solo un maglioncino di cotone. Credo che mi prenderò una bella tazza di caffè caldo, così magari mi sveglio anche un po'.

Davanti alla zona relax del Community Center, dove trovi thermos giganti pieni di caffè lungo, vasi di tisane, boccette di miele, zucchero pietrificato nonché il solito boccione di acqua purificata, può capitare di incontrare ragazze indiane, americane, taiwanesi, inglesi, rumene, italiane.
Parlano di figli, di corsi di pittura, di gite al museo di arte contemporanea, di vita quotidiana.
Ci sono quelle appena arrivate che succhiano consigli da quelle con più anzianità di servizio, quelle che ormai han fatto tutti i corsi che il centro offre e non san più cosa inventarsi ma restano lì, ché ormai si sono affezionate all'ambiente, quelle che passano, bevono una tazza di tè e spariscono dietro porte chiuse, quelle che portano cuscini e presine e grembiuli fatti a mano da vendere alle sprovvedute ricche che vogliono lo strofinaccio con il carattere cinese ricamato sopra.

    Nell'aula la finestra è aperta, l'aria pizzica il collo e sono certa che il caffè non sarà sufficiente per scaldarmi le mani.
    La prima lezione insegna cose che mi sono familiari, ma ho deciso che voglio prendermela con calma, easy insomma, altrimenti mi stresso e divento nervosa.
    E poi adesso ho il mio nuovo nome cinese.
    Mi chiamo Ma Lin Mei.
    Trattasi di parziale trascrizione fonetica del cognome (intoccabile) e di libera traduzione semantica del nome, per le quali si danno alcuni diversi significati a seconda di come vengono scritte, e varie possibili combinazioni, a scelta tra le seguenti:

    1. bella nella foresta a cavallo
    2. sorella della mamma nella foresta
    3. cavallo nella bella foresta
    4. sorella della foresta a cavallo
    5. bella mamma nella foresta
    6. bel cavallo nella foresta
    7. mamma nella bella foresta
    8. mamma della sorella nella foresta

    E io l'ho sempre detto che il cinese è una lingua difficile.
    Comunque, sono aperte le votazioni.
    Sappiate che io, che sono vanitosa e immaginifica, propendo per la prima versione.

lunedì 24 ottobre 2011

Tredici

Era una bella giornata di sole, e anche se c'era freddo ero in maniche corte, e il freddo non lo sentivo. Ero in un'altra dimensione.
    Abbiamo ballato, e io ero un po' ubriaca, perché il vino era buono e c'erano gli amici e tutti quelli a cui volevamo bene, e anche qualcuno in più.

    E poi il Messico, e anche le nuvole
    un lavoro, due, tre,
    la quotidianità
    la stanchezza.
    Noi due, sempre.
    La moto, i viaggi, la casa nuova, le vacanze.
    L'università, qualche amico in meno, qualcuno in più.
    Noi due, ancora.

    La BB, all'improvviso, e Gatto Selvaggio, e le notti insonni, e la Gabbianella
    (una zingara me l'aveva predetto, che avrei avuto tre figlie, ma ancora non sapevo che fosse la verità).
    La Cina, un'altra casa, un'altra vita.
    Ogni giorno, ogni notte rifarei
    quattromilasettecentoquarantacinque volte, più o meno.

    L'ultima cambierei, e saremmo più vicini.

domenica 23 ottobre 2011

La Gabbianella e i gatti

La Gabbianella ha un carattere socievole. Quando vede una bambina alta come lei gli dà la manina, stacca dei pezzetti del suo pane all'uva, l'accarezza sulla testa con fare materno, poi se ne va ma prima la saluta, dice Babai e fa ciao con la manina. Coi maschi è uguale, specie se hanno una macchinina o una palla.

    La Gabbianella ama anche gli animali. Nel pelo della Circe, schnauzer paziente e coccolona, affondava la faccia dicendo Oooooh, sulla testa di Fulmine, soriano solitario dagli occhi gialli, appoggiava la manina tutta contenta, e Romeo, coniglio dalle lunghe orecchie della BB, le fa da cuscino. È di peluches, ma per una bambina di venti mesi non fa molta differenza.

    Qui a Shanghai, o almeno in questo quartiere, nonostante le varie credenze gli animali da compagnia abbondano. Si tratta per lo più di cani, di svariate taglie, dal labrador al collie, dal formato-topo al barboncino, e di uccelli, all'apparenza cornacchie ma probabilmente di nobili origini viste le gabbie in cui li tengono, e pappagalli. Piacciono i coniglietti nani, dentro gabbiette nane. Il vicino in fondo alla strada ha una gallina. Oddio, l'aveva, adesso è un paio di giorni che non la vedo. Anche i pesci rossi e bianchi, acquistabili allo zoo e all'acquario, godono di una notevole considerazione, e si trovano in quasi tutti i giardini e anche nei negozi, in grandi vasche di ceramica, insieme a qualche fiore di ninfea.
    Poi vanno molto i grilli, occupano poco spazio e non impegnano, e in genere mangiano poco, anche se hanno a disposizione minuscoli piatti decorati più belli dei miei dell'ikea. Ce ne sono di varie taglie, a partire da circa cinque millimetri fino a esemplari considerevoli di sette-otto centimetri, con la testa azzurra o verde, che si tengono in apposite gabbiette analoghe a quelle degli uccelli solo mooolto più piccole. Avere un grillo in giardino può essere piacevole, nelle sere di mezzo autunno. Però in sala, ecco, anche no.
    Mentre è abbastanza comune che scoiattoli (quelli veri, non quelli a coda lunga del Porto), cicale, zanzare e formiche non vengano annoverati tra gli animali da compagnia, trovo curioso che la stessa discriminazione colpisca anche i gatti, che circolano liberi nel compound e hanno perfezionato un sistema infallibile per scoperchiare i secchi della spazzatura (tale discriminazione, devo dire, è alquanto bislacca se si considera la zona Pet World del vicino zoo).
    Forse è per questo che la nostra terrazza è diventata un luogo di ritrovo per i gatti randagi del quartiere. Ce ne sono due completamente bianchi che giocano e dormono nell'angolo di destra, uno rosso ha deciso che il nostro minigiardino è una splendida scorciatoia per andare dove deve andare, uno in tutto simile al famoso Felix bianco e nero della pubblicità sonnecchia appallottolato sulla sedia al sole, uno nero sbuca dal giardino e attraversa la strada quando passo in bici senza ulteriori conseguenze né per me né per lui.

    È evidente che la nostra erba gatta è più verde di quella del vicino.
    La Gabbianella è particolarmente felice della presenza di animali a pelo lungo, e socializza con i felini con estrema facilità. Ignorando deliberatamente le mie raccomandazioni, quando vede un gatto lancia il suo grido di gabbiano, batte le manine sul vetro per uscire, divide fraternamente la merenda col micio e gli dà un pezzetto del suo prosciutto, butta briciole di pane e pezzetti di banana e si arrampica sulla staccionata per guardare sotto la terrazza, dove il gatto si nasconde in attesa del rancio.
    I gatti ringraziano.
    Catturano uccelli e li portano, cadaveri spelacchiati, sulla terrazza. Li trovi alla mattina, prima di colazione, davanti alla porta a vetri.

    Gabbianella, tesoro, potresti per favore dire ai tuoi amici, come solo tu sai fare, che tanta riconoscenza è del tutto sproporzionata?

venerdì 21 ottobre 2011

Dichiarazioni shock

- Guarda Gatto, è arrivata la Friday Letter della tua maestra, vuoi vedere cosa dice?
- Vediamo...?
- dunque, siete stati allo zoo a dare da mangiare alle capre, wow, avete studiato la lettera G di Goat, certo, bello, poi la settimana prossima.. vediamo cosa fate... ah, guarda, ci sono anche delle foto... no, tu non ci sei
- Ma c'è Kai!
- Kai? Chi è Kai?
- Eh, è un mio amico di spuola.
- Qual è di questi?
- Quello lì, guarrda. BB! Guarrda c'è Kai!
- Vediamo, fammi vedere...
- Ecco guarrda... (indica un bambino asiatico di cui si vede poco dato che sta disegnando chino sul foglio)
- ...
- Ma Gatto, ti piace questo bambino?
- Eh, sì, vorrrei baciallo.

Alcune dichiarazioni, così a caldo, sono decisamente destabilizzanti.

mercoledì 19 ottobre 2011

Fatica sprecata (di varie inutilità parte II)

Prima di partire per Shanghai, giusto per entrare nel clima asiatico, ho frequentato con discreto profitto un corso di cinese all'università. Quaranta ore strappate al lavoro per le lezioni e altrettante al sonno per lo studio alla sera, quando finalmente le bambine dormivano e io potevo ripassare come si scrive TuShuGuan e come si dice Mi chiamo Wonder, Vorrei una tazza di tè, Ha un vocabolario di Italiano-Cinese? o Al sabato sera vado a ballare, il che com'è naturale è palesemente falso ma tanto non si studia per dire la verità.

    Arrivata qui ci ho messo un po' prima di ambientarmi, assicurarmi che le bambine fossero tranquille e decidere di cercare una scuola per seguire un altro corso di cinese.
    Il momento è arrivato. Luogo di aggregazione pressoché femminile dove passano gran parte delle mogli degli espatriati, il Community Center offre corsi di lingua cinese, conversazione inglese, conversazione francese, lettura e scrittura, gite turistiche, gite di ambientamento, corsi di cucina, lezioni di zumba, coffee connection, medicina tradizionale, agopuntura e moxibustione, corsi di primo soccorso per aji e autisti, di creatività varia (dalle perle alla fotografia, dalla pittura a come essere perfette genitrici).
    Wow, penso, va' che fortuna, al Community Center fanno un corso di cinese per chi ha già fatto trenta ore di lezione, fa proprio per me.
    Assessment giusto per capire se vado bene.
    D'accordo, gli esami non finiscono mai. Vediamo, sì, questa domanda la capisco, so anche rispondere, ok, anche questa è facile. Come dice, scusi? Ah, un chilo di farina? No, non so quanto costa un chilo di farina e non so neanche chiederlo. Cosa mi piace fare la domenica? Oddio questa la sapevo ma veramente non mi ricordo più come si dice (chi non ricorda non sa, mi diceva il Pianista Preferito dalla memoria indelebile come il pennarello sui miei jeans bianchi). Può aspettare qui un attimo? Ma ti pare che all'università come prima cosa ti insegnano cosa devi dire al tassista? A che ora vieni la settimana prossima? No, non lo so dire, quella lezione lì ancora non l'avevamo fatta. Ma come mi vengono tutte 'ste scuse da terza media? I classificatori, sì, ecco, tipo i ben cha. Ah no? Sbagliato? Mi sembrava... ah, era i bei cha, certo, è vero. Ma che caxxx ho imparato in 'sto corso all'università? Non mi ricordo proprio niente. Cioè, veramente so scrivere quello che so dire, quindi piuttosto poco, per vero. So anche leggerlo, mi sembra importante... Non è così importante, dice? Beh, magari se devo capire cos'è quello che compro... Lo chiedo? Beh, giusto, lo chiedo. Quindi qui niente lettura e scrittura, solo a parlare ti insegnano? Certo, parlare è fondamentale. Quindi io non so parlare, che fregatura.
    E il mio libro serve, posso usarlo? Per riuscire a fare il corso di secondo livello allora dovrei studiare ancora questa lezione qui, la dodici, la tredici, la quindici e la sedici. La quattordici non serve, no? questa e questa, ripassare tutte le altre, ok, senza guardare i caratteri, quelli non importano, va bene. A me piacevano proprio quelli, la filosofia sottesa all'ideogramma, quelle menate lì, però...

    Ricapitolando: arrivata qui ci ho messo un po' prima di ambientarmi, assicurarmi che le bambine fossero tranquille e decidere di cercare una scuola per seguire un altro corso di cinese dato che ho dimenticato tutto.
    Magari è meglio se ricomincio da capo, no? Cioè dal primo livello, beginner 1. Vabbè. Ci penso.

    Ore 19,30.
    A tavola, mangiando con le bacchette le penne al tonno e capperi.

    - Tu mamma vorresti tornare bambina?
    (Va' sta cucciola che mi legge nel pensiero) - Sì tesoro, ogni tanto mi piacerebbe.
    - Vorresti tornare a scuola?
   - Beh, sì, qualche volta mi piacerebbe anche tornare a scuola.
    - Allora vai anche tu a scuola di cinese?
    - Eh, ci sto pensando, stavo appunto dicendo al papà...
    - Io faccio lezione di cinese, sai, a scuola...
    (eh, lo so)
    - ...mela si dice ping guo, pera si dice li, banana non mi ricordo, sai come si dice naso? Io lo so, biz, piedi? Shou. Orecchie? Ar duo.
    - Ok, ci credo, sei brava, magari mi insegni.
    - Ma tu resti la mamma, anche se ti insegno io. Gatto, la mamma resta sempre la mamma, sempre sempre, anche quando è morta, sai.

    Eh. Son consolazioni.

martedì 18 ottobre 2011

Di varie inutilità

Quando mi suona il campanello, alle quattro del pomeriggio, cioè in piena euforia casinara da merenda pomeridiana, l'uomo con la valigetta ha tutta l'aria di un venditore porta a porta. Mi saluta gentilmente e comincia a sbrodolare parole senza interruzione, e mentre lo guardo con aria molto stupita e probabilmente anche stupida non smette di parlare. Visualizzo la bocca che sputa caratteri puntuti che mi rimbalzano ai piedi e si accumulano sul pavimento, e cerco invano di bloccare la furia che mi travolge con parole e sorrisi. Siccome non capisce quello che dico, No grazie non compro niente, grazie grazie, l'uomo non se ne va dalla soglia e comincia a indicare il cielo (sarà mica un testimone di Geova? Quelli son dappertutto, però fin qui...) e poi una grande sfera (a che religione vorrà convertirmi questo qui?) finché da uno spiraglio della porta non adocchia il televisore e mi fa segno di voler entrare.

    L'addetto alla tv satellitare mi mostra una lista di canali tra cui riconosco CNN, BBC, Discovery Channel, Biography Channel, History Channel, Star Movie, Star Sport, Cartoon Network e Tv Maria. Vada per questi, dico, anche se sono veramente ma veramente colpita dalla presenza di Tv Maria. Sapevo della possibilità di sentire la più diffusa emittente radiofonica cattolica anche dai termosifoni, in Italia, ma che la versione televisiva arrivasse fino in Cina non l'avrei mai pensato. Decisamente hanno dei ripetitori molto in alto.
    Dopo un'ora di operazioni intra- e extra-moenia, la tv sembra funzionare.

    Adesso, oltre alle notizie dal mondo parzialmente censurate, abbiamo una vasta scelta di telenovele in cinese sottotitolate in cinese, un canale di Living Asia dove dei cuochi americani mostrano come cucinare un piatto veramente tailandese, un canale che mostra solo baseball, uno di Taiwan che non si visualizza, due canali di cartoni animati che trasmettono pubblicità per la maggior parte del tempo e per il resto manga inguardabili, un canale solo di eventi criminali, uno solo di sport, uno di film vetusti sottotitolati, uno di karaoke con sottotitoli ritmati, uno di telefilm tra cui il dr House (il mio preferito!) e Desperate housewifes, entrambi assolutamente incomprensibili, il Pilipinas Got Talent, un programma dove un pazzo americano si fa mettere apposta nelle paludi per farti vedere come si sopravvive mangiando larve e pescando con la maglietta, le gare di motoscafi e i rally con le twingo, un altro programma cinese che scopre talenti canori, Diva tv con Oprah Winfrey, Deutsche Welle dove si parla solo in inglese, Australia Network e tre canali religiosi (oltre a Tv Maria, anche Church Channel e Christianity).

    A ben vedere, avremmo potuto anche fare senza.

lunedì 17 ottobre 2011

Nostalgia

Però è bello avere dei cugini vicino, che non devi prendere la macchina per andare, e fare tanta strada... o con la metropolitana, basta aprire la porta. Vero mamma?

venerdì 14 ottobre 2011

Susie

Susie è una ragazza piccola, sorridente e dinamica, con denti da coniglio, occhi sottili e la pelle scura. Parla l'inglese senza erre dei cinesi e si muove con destrezza tra il divano e la tavola da pranzo. Mette la cipolla nel sugo pronto della pasta, inventa ricette con le verdure e si chiude in cucina per non disturbare. Tiene le calze ai piedi, parla solo se necessario, raccoglie i capelli in una lunga coda e trattiene un ciuffetto ribelle con una forcina colorata.   
    Fa puzzle a ripetizione sul pavimento, finge di leggere i libri in italiano, gioca a rincorrersi con la Gabbianella, trova con Gatto Selvaggio il posto giusto per le tessere della tombola in inglese e aiuta la BB a fare i compiti di cinese.

    Susie è la nostra nuova ayi. È originaria di Yangzhou, città a quattro ore di pullman da qui dove nel Trecento Odorico da Pordenone, francescano vagabondo pieno di zelo, trovò contadini cinesi da convertire e mercanti italiani da redimere, nonché la via per diventare santo.

    Diciamo che le premesse fanno ben sperare.

giovedì 13 ottobre 2011

Terrific

La BB ha iniziato la scuola da meno di due mesi, e già sta collezionando brutti voti sui compiti in classe. Quelli a casa li controllo, ma ogni tanto anche lì qualcosa va storto, e non capisco perché. Ammazza, penso io, son piuttosto severi, qui. Già in prima elementare non si fanno scrupoli a far sapere ai cuccioli che sono delle zappe.

    Questa mattina ci sono i colloqui con gli insegnanti. Fantastico, così posso domandare cos'è che non va. Procedura di iscrizione: si entra nella pagina web della scuola, si comunicano nome utente e password, si seleziona l'insegnante con cui si vuole parlare (15 minuti) e l'orario disponibile, si stampa, si esce.
    Il giorno stesso dell'apertura delle iscrizioni (due settimane fa) gran parte degli insegnanti non ha più uno spazio libero. Non posso prenotare l'insegnante di computer, quella di violino, quello di arte, nemmeno quello di ginnastica, che in Italia non ci vuole parlare nessuno. Vabbè, restano libere quelle più importanti, la maestra principale Mrs R, la maestra di cinese Zhang Laoshi, la maestra di inglese Mrs O.

    La maestra di cinese, Mrs Zhang, è stupita dei progressi della BB, che oltre a ricordare i termini cinesi sa pure riconoscere i caratteri. In effetti stupisce anche me.
    Mrs O, australiana vagamente somigliante a un enorme criceto e il cui il nome è singolarmente evocativo della sua persona, mi suggerisce di continuare a farle scrivere in italiano ma di parlarle anche in inglese. Sicura? Con il mio inglese? Non è che mi fidi molto, non vorrei insegnarle sbagliato, sa. Il suo inglese va benissimo, dice. Come? Sì, il suo inglese va benissimo (cioè, intende proprio il mio inglese. Wow. Che notizia. Devo metterla sul blog).
    Mrs Ar, alias Luhan R. (va' che nome esotico), è una biondina un po' slavata e gentile, con vestiti a fiorellini e cerchietto (anche se con un nome così ti aspetteresti una moracciona in tuta di lattice con stivali bondage e frustino). Mi racconta cosa fa la BB in classe, dice che partecipa, capisce e fa bene i conti (il Bighi sarà contento, almeno una in famiglia che sappia fare cinque più due), e che però è un po' irrequieta, non sta seduta come gli altri a gambe incrociate, continua a muoversi e insomma magari dovrebbe imparare a stare più composta. Concordo.

    Domande? Veramente sì, una ce l'avrei, perché sa, mi preoccupa un po' questa serie di voti negativi, poi la BB ci resta male e qualche volta davvero non capisco nemmeno io perché le mette questo orsetto marrone con sotto scritto terrific... Non è per dire, ma spaventerebbe anche me, un terrific sul mio disegno.
    La biondina slavata mi guarda interrogativa, le mostro i fogli incriminati e lei sorride: guardi che questo è un bel voto, significa wonderful, magnifico, stupendo. Ah, sì? Davvero? Meraviglioso? Ops. Allora tutto bene, sì? Perché sa, pensavo... in italiano... e allora, santa pace, ho fatto credere alla BB... cioè, insomma...
    Magari torno a parlare con Mrs O, eh? Probabile che cambi opinione, sul mio inglese.

mercoledì 12 ottobre 2011

Le ragazze di Shanghai

Le ragazze di Shanghai hanno il viso rotondo, capelli neri lunghi e un sorriso dolce che nascondono con la mano. Portano grandi cappelli, vestiti di seta a pois e ballerine in tinta. Quando camminano non guardano mai indietro, hanno gambe bianchissime e unghie dipinte.
    Le ragazze di Shanghai sono ostinate e tenaci, energiche e dolci, non accavallano mai le gambe perché ferma la circolazione e mangiano radice di zenzero perché fa bene alla salute. Mettono i collant sotto la minigonna anche d'estate, coprono le mani con i guanti di pizzo e le braccia con maglie velate, hanno due cellulari e la borsetta piccola, scarpe di due misure più grandi perché volevano proprio quelle ma non c'era la misura e occhiali colorati e vistosi senza lenti perché danno un'aria eccentrica.

    Le ragazze di Shanghai si specchiano nei vetri scuri della metropolitana e si sistemano la gonna come se fossero in un camerino. Si mettono il rossetto ma non si truccano, e qualche volta usano le ciglia finte. Parlano a bassa voce con tono gentile, sorridono con gli occhi, ma quando si arrabbiano gridano e si agitano senza preoccuparsi di chi sta intorno, il viso trasfigurato in una smorfia cattiva.
    Si curano con la medicina tradizionale, mangiano con le bacchette ma sanno usare le posate, si fidanzano con gli occidentali perché da sempre gli stranieri hanno un fascino speciale, e gli uomini occidentali se ne innamorano perché sono belle e riservate, delicate e volitive.

    Le ragazze di Shanghai sono orgogliose e altere, si fanno corteggiare, non accettano mai di uscire la prima volta che un ragazzo glielo chiede e al primo appuntamento si fanno aspettare. Portano calzoncini cortissimi e magliette accollate, e indossano con la stessa imperturbabile indifferenza le ciabattine di plastica, le scarpe col tacco di brillanti o le ballerine con i coniglietti di peluches sulla punta, gli stivali da pioggia, gli zatteroni, le sneakers fluorescenti o gli stivaletti animalier con il tacco a stiletto.
    Raccolgono i capelli con fermagli vistosi, mettono piccoli orecchini, collane a girocollo e bracciali di giada perché la giada è simbolo di purezza e calma i cuori agitati. Hanno cinture con le frange sui fianchi stretti e lunghe magliette con i brillantini, cerchietti rosa e pendagli di hello kitty, e amano gli accessori infantili perché in fondo restano sempre un po' bambine. Come noi, del resto.

martedì 11 ottobre 2011

Dieci cose che mi mancano dell'Italia, in ordine sparso

    il prosciutto crudo e la mozzarella
    il bidet
    le braciolate a Sant'Ambros
    le ragazze del platano
    le altre amiche amiche, e qualche amico
    la passeggiata in centro
    l'aperitivo della domenica
    le sorelle
    le soste in libreria
    la ceretta dall'estetista
    bere l'acqua del rubinetto
    le brioches di Dal Fior
    le scarpe

ops, ho sforato.

lunedì 10 ottobre 2011

Allo zoo con Quan Quan

Quan Quan, giusto per allontanare ogni dubbio, è la figlia quattrenne dell'amica Doris, che suona il campanello alle undici e mi trova ancora in sottoveste che sto finendo di lavare i piatti (operazione che ultimamente svolgo con una frequenza allarmante) mentre le bambine in pigiama colorano e fanno castelli sul pavimento.

    In realtà il programma prevede una gita con picnic allo zoo, quindi l'idea è di vestirci, preparare i panini e andare. Doris si aggrega volentieri, siamo pronte tra una mezz'ora, le dico, ma siccome siamo quattro femmine che devono vestirsi vi lascio immaginare quanto impieghiamo.
    Comunque, dato che lo zoo dista una ventina di minuti a piedi, riusciamo a sfamare le cavallette prima dell'una, il che è un gran traguardo, se ci pensate.

    Lo zoo è veramente grande, oggi c'è poca gente e sarà la presenza della Doris ma i cinesi ci lasciano pure camminare senza tormentarci di foto. Il prato verdissimo su cui stendiamo l'asciugamano è grande e morbido come un tappeto, le bambine sfamate e scalze corrono e saltano, spaventano gli uccellini, rincorrono gli scoiattoli, fanno capriole, ogni tanto tornano a spiluccare una fetta di torta, una manciata di uva passa (“mamma, posso ancora uva passera?”), un sorso di aranciata. Niente zanzare, niente rumori, niente cinesi che sputazzano, querce ombrose e sprazzi di sole. Bellissima giornata limpida e senza nuvole.

    Lo zoo riserva ancora sorprese. In una zona inesplorata vediamo due tigri bianche, due pantere nere, volpi e orsetti lavatori, cavalli selvaggi, asini della Mongolia, avvoltoi, aironi, pellicani e cigni neri, pinguini, aquile strette in voliere piccolissime, un gufo reale, pappagalli, scimpanzé e gorilla e scimmie di ogni specie, fontana con giochi d'acqua, siepi a forma di elefanti e una zona Pet World dove si trova un canile, una gabbia con volpi artiche un po' sofferenti, un fossato con l'istrice, uno stagno con le lontre e una colonia di enormi pantegane. Le bambine instancabili corrono e saltano ancora avanti e indietro. Il pane con la Nutella dà un sacco di energie, non c'è dubbio. Si sta talmente bene che potremmo restare qui anche per cena, ma alle cinque e mezza lo zoo chiude.

    Torniamo a casa stanchissime, con la promessa di tornare domani. Non c'è problema, penso, anche perché l'amica Doris, cinese mica per niente, mi ha insegnato che si può entrare gratis anche durante il fine settimana dall'ingresso speciale dell'asilo del Gatto Selvaggio, esibendo, oltre a una gran faccia tosta, la tessera della scuola.
    L'esperimento funziona. Il nonno GP sarebbe fiero di me.

sabato 8 ottobre 2011

HuangPu River Boat Tour

Lungo il fiume HuangPu i traghetti sono ormeggiati in attesa dei turisti per le gite giornaliere e serali. Il tour può durare da una a tre ore, e consente di vedere un lungo tratto delle due rive opposte della città, ma a parte la suggestione della gita in barca in effetti la prospettiva da dentro il fiume non cambia molto rispetto a quella fuori, cioè sulla riva, se si esclude il fatto che puoi ammirare contemporaneamente la riva occidentale, dove i grattacieli si alternano a palazzi in stile europeo, e quella orientale. Ma dal Bund, lunga passeggiata da cui si ammira la classica immagine della torre della tv, della Financial Tower, della JinMao e di altri anonimi grattacieli della zona finanziaria di Pudong, la vista è quasi migliore che dal traghetto, che ogni tanto s'imbatte in qualche chiatta o in navi mercantili ormeggiate in mezzo al fiume.

    La comunanza di interessi, vale a dire i figli piccoli, produce approcci altrimenti improbabili, e durante la gita in barca può succedere di fare amicizia con un cinese del nord, che ha studiato in Australia ed è arrivato a Shanghai per turismo accompagnato da una donna e due bambine di quattro e cinque anni, che non sono sua moglie e le figlie come potrebbe sembrare ma un'amica con la figlia e una bambina al seguito, perché le famiglie cinesi si allargano come possono, e se possono si aiutano anche se non sono parenti.

    C'è da dire che la passeggiata ha dei vantaggi, per esempio puoi fermarti quanto vuoi davanti al panorama più famoso di Shanghai, dove fino a pochi mesi fa non avresti mai immaginato di trovarti nemmeno per un viaggio, figuriamoci ad abitarci, e aspettare che la luce rosa della sera si faccia scura per vedere lentamente accendersi lo spettacolo delle luci multicolori dei lampioni, dei grattacieli e delle barche. Lo svantaggio consiste nel consueto assalto di cinesi, per cui anche se avresti voglia di andare un po' più in là, a vedere un altro pezzo di panorama, di fatto resti bloccato e alla fine, stanco di fare sorrisi ma non volendo sembrare scortese (non si sa mai quel che può succedere), preferisci lasciar perdere, motivo per cui ancora non sono riuscita a percorrere il Bund fino in fondo. Vabbè, ho tempo, però...

    La Gabbianella fa la modella, corre e ride e ogni tanto fa la ritrosa e scappa via quando i cinesi si avvicinano. La BB e Gatto Selvaggio stanno immobili e impassibili, non fanno un sorriso neanche finto e anzi si mostrano un po' scocciate. Due ragazze vogliono farsi fotografare con me, a turno, non so perché, e la cosa mi turba un po'. Non sono neanche stata dal parrucchiere.

    La telefonata di Enzo e dell'Amica Francese ci salva dalla folla e ci risolve la cena. Coscette di pollo in umido, melanzane, riso, gamberetti al mango, insalata, vino Emilio rosso corposo. Torta gelato ai lamponi, amaro, tisana. Se abitassimo un po' più vicini l'Amica Francese correrebbe il rischio che la BighiFamiglia cenasse chez Laurence tutte le sere.

venerdì 7 ottobre 2011

Shanghai ChangFeng Oceanworld

All'ingresso principale del ChangFeng Park, sulla ZaoYang Lu, gli ambulanti vendono ogni genere di cosa: castagne caramellate, patate dolci e pannocchie, girandole colorate, braccialetti, spiedini di carne alla piastra, hot dog, palloncini, conigli nani, pulcini e pappagallini in gabbia, bolle di sapone, bibite, cappellini. Dentro, il fiume di gente chiassosa non disturba i soliti vecchietti che sonnecchiano sulle panchine o dentro i risciò (motorizzati), un gruppo di persone danza una coreografia tai chi, i pedalò si addensano sul canale, e oltre il ponticello gruppi di giovani sono accampati con le tende sui prati, altri fanno volare coloratissimi aquiloni. Le spose vestite di bianco si fanno fotografare sotto i salici, i bambini soffiano bolle di sapone, i grattacieli si specchiano sul lago, la luce filtra dai rami e disegna figure sulle strade lastricate. Un uomo fa acrobazie con una frusta, una donna canta al suono dell'erhu, violino a due corde molto diffuso. Nelle verande con il tetto a pagoda coppie di anziani ballano, si siedono intorno a chiacchierare o suonano il sax, la fisarmonica, la tastiera. Altri vecchi preparano il tè sui tavolini di pietra, o pescano con i nipotini i pesci rossi delle vasche.

    Lungo il viale che porta all'acquario, meno famoso della ricca struttura di Pudong ma più simpatico, le bancarelle vendono zucchero filato, puzzle in tre dimensioni, pulcini di plastica, lecca-lecca di caramello a forma di gallo, coniglio e dragone, bacchette magiche, anelli magici, piatti con decori scolpiti a mano, cubi di rubik, ombrellini di filo intrecciato, animali di plastica gonfiabile. Con tre bambine al seguito non possiamo resistere per molto.

    Nel teatro strapieno c'è lo spettacolo dei beluga, fanno salti e salutano con le pinne, trasportano l'addestratore sul muso, spruzzano gli spettatori, ballano a ritmo di musica; la foca invece bacia una ragazza, entra ed esce dall'acqua, gioca con la palla, scivola sulla pancia e saluta prima di uscire.

    La giornata è bellissima, i panini morbidi, le bambine allegre, la Gabbianella fa amicizia con una cinesina e le dà pezzetti del suo pane all'uva che la cinesina sembra gradire, i cinesi le fotografano, io pure.

    Nell'acquario non c'è quasi nessuno. Meno male, penso, perché se c'è un museo che va visto in assoluto silenzio è quello dei pesci. Ci sono vasche piccole con pesci minuscoli, vasche medie con pesci giganti, vasche giganti con i pescecani, un tunnel dove i pesci e le tartarughe e le razze passano sopra la testa e su cui tre piccoli squali e una manta si sono addormentati, i pinguini, i rospi, un passaggio segreto su un ponte dondolante con dei coccodrilli finti e un vero temporale tropicale che ti bagna dalla testa ai piedi, finti pipistrelli alle pareti, cavallucci marini, pesci pagliaccio, idoli moreschi, pesci chirurgo e tutta la serie degli amici di Nemo, l'angolo sirenetta disneyana con funghetti-sgabello di fronte alla vasca tropicale alta cinque metri, pesci rossi acquistabili, peluches e gommosi che riproducono gli esemplari dell'acquario in ogni dimensione.

    In tutto questo bailamme di gadget e souvenir ce la caviamo con un puzzle 3D, un gioco di abilità in legno che ha impegnato me e il Bighi per tutta la sera e un paio di penne magiche. Il tassista ci guarda male quando stipiamo il bagagliaio con pallone, racchette da badminton, telo da spiaggia, avanzi di cibo, passeggino e ci infiliamo in macchina con tre palloncini alle cui estremità sono attaccate tre bambine spettinate, stanche e con i baffi di cioccolata. Ma quando vede quanto siamo incasinati e felici non può fare a meno di sorridere.

giovedì 6 ottobre 2011

Però

   - Però, mamma, cinpue più trre fa due.
    - No, amore, cinque meno tre fa due.
    - Sì, però sette.
    - Sette cosa?
    - Decidi che mi fai una prromessa che guarrdiamo un carrtone.
    - Amore è molto tardi, sono già le nove e mezza.
    - Perrò ti prrego! Ho fame!
    - Ma se abbiamo appena finito di mangiare!
    - Mamma perrò, mi accotti?
    - Sì amore ti ascolto, dimmi.
    - Perrò... guarrdami. Non rridere.
    - No, non rido, amore, dimmi.
    - Mamma. Ecco.

Stare alzati oltre le nove e mezza dopo un pomeriggio all'Ikea provoca delle inaspettate alterazioni nelle connessioni cerebrali.

martedì 4 ottobre 2011

Fuochi d'artificio con finale grandioso

L'International Musical Fireworks Festival di Shanghai si tiene ogni anno durante la settimana di vacanza per i festeggiamenti della festa nazionale. Durante le tre serate al Century Park si fronteggiano sei squadre di nazioni diverse, due per ogni serata. Ieri, per esempio, c'erano il South Corea Special Show Fantasy Color and Flight e il Greece Special Show A Night in Athens.

    Imperdibile.

    Per arrivare al Century Park, enorme area verde con laghi e canali nella zona di Pudong, vale a dire oltre il fiume, da casa nostra ci vuole più di un'ora. Il calcolo è basato sul fatto che

    1) per arrivare alla metropolitana a piedi con tre bambine al seguito impieghiamo 20 minuti

    2) per ogni fermata della metro ci vogliono circa tre minuti

    3) la linea 10 arriva fino a Nanjing Lu in dodici fermate

    4) a Nanjing Lu si prende la linea 2 con un comodo scambio, per il quale sono stati calcolati circa 5 minuti compresa l'attesa del treno

    5) in altre 5 fermate arriviamo al parco.

    Avere un marito ingegnere non serve a migliorare la prontezza dei calcoli, comunque siccome lo dice lui, che ci vuole più di un'ora, mi fido.

    Lo spettacolo inizia alle 18,00, quindi partiamo un po' prima delle quattro, per stare larghi.

    Già alla partenza però qualcosa va storto, perché ci dimentichiamo il sacchetto con i viveri di conforto senza il quale non possiamo muoverci, dato che le tre pargole sono come le cavallette ma gli spiedini cotti nel liquido caldo delle bancarelle non li mangiano.
    Vabbè, è solo un ritardo di dieci minuti, recuperabile.
    Nella metro c'è l'assalto, ma siccome avere tre bambine così cariiiiine aiuta, riusciamo a sistemare le cavallette e a domarle con plumcakes alla vaniglia e pomodori. La metro, però, a Nanjing Lu non si ferma. Cioè, non è che ci siamo persi la fermata perché stavamo dormendo o recuperando i pomodori da sotto il sedile, l'ha proprio saltata.

    Ok, scendiamo. Cosa possiamo fare? Possiamo tornare indietro di due fermate, scendere a Laoximen, prendere la linea 8, andare a nord ovest per due fermate, a People's Square prendere la 2 e farci altre sei fermate.
    Oppure continuiamo sulla 10 per altre due fermate, a Hailun Lu prendiamo la 4, cinque fermate, poi a Century Avenue la 2, due fermate. Meglio questa.
    Alle cinque e quaranta arriviamo al Century Park, ci guardiamo intorno e visto che siamo un po' spaesati due uomini ci comunicano in un cinese perfetto che per arrivare all'ingresso dobbiamo prendere un bus, di cui ci mostrano un esemplare in partenza. Ok, ormai siamo qui, mica possiamo tornare indietro dopo un'ora e mezza di strada.

    La serata è limpida e fresca, saliamo sul bus incastrando il passeggino tra una signora di un metro e trenta per un metro e trenta e il marito striminzito, facciamo una breve sauna, non cadiamo nonostante le frenate perché siamo talmente schiacciati che in confronto le sardine son comode.
    Il cielo comincia a scurirsi, i grattacieli sullo sfondo si illuminano di mille piccole luci, intorno al lago è pieno di sedie per sedersi sulle quali si spende l'astronomica cifra di 280 reminbi (roba per ricchi), troviamo un dignitoso posto sull'erba, ci sistemiamo sul nostro mega asciugamano e tiriamo fuori le cibarie, così le cavallette stanno buone, mentre gli altoparlanti danno brevi ma intense comunicazioni in cinese e suonano musica classica.
    Sul biglietto c'è scritto tutto in cinese, escluso 18,00 e 19,30, ma scopriamo presto che quello non è l'orario in cui si svolge lo spettacolo bensì quello durante il quale si può accedere al parco per lo spettacolo, che inizia alle sette e mezza.
    Se non fosse che abbiamo un salice che piange proprio lì davanti sarebbe il massimo.

    La coreografia della Corea è superba, innovativa e fiabesca, con fuochi che accendono una funambolica cascata sul lago, un uccello luminoso che volteggia, luci che si accendono sull'acqua. Lo spettacolo della Grecia è elegante, con un finale magnifico e grandioso sulle note del sirtaki, e se sorvoliamo sul fatto che probabilmente con questa prestazione si è giocata un altro pezzo di debito pubblico la nostra vicina ellenica fa un'ottima figura.

    Poco più di due ore dopo, a casa, le bambine sono a letto, e noi, finalmente soli, ci godiamo l'inconsueto spettacolo di un panino al salame e una birra.

lunedì 3 ottobre 2011

Efficienza idraulica

Piove da due giorni e di acqua ne ho vista abbastanza, e l'idea di passare la serata ad asciugare l'acqua che straborda dal water non rientra nei programmi.

    L'idraulico, chiamato alle otto e quarantacinque, compare alla porta di casa poco prima delle nove, quando le bambine sono già nei loro morbidi lettini. È lo stesso che ha riparato lo scaldabagno, il rubinetto della cucina e il water (sempre quello) per tre volte, e che, dato che era qui, ha intrattenuto conversazioni di mediazione con il capo della BighiFamiglia, la padrona di casa, l'interprete e la assumenda ayi quando, nel mese di giugno, il resto della suddetta BighiFamiglia trascorreva le giornate in quel della Valpolicella tra spruzzi d'acqua e pause sonnacchiose all'ombra del vecchio noce.

    Alla vista degli stivali infangati mi rallegro dell'abitudine cinese di togliersi le scarpe quando si entra in casa, anche se poi la vista dei piedi nudi dell'idraulico non edifica.

    In due riusciamo a capire che deve cambiare un pezzo, che bisognerebbe chiedere il permesso alla proprietaria la quale però si trova negli Stati Uniti, precisamente a San Francisco, e quindi causa fuso orario è di fatto irreperibile, che ha bisogno di sapere dov'è il rubinetto di chiusura dell'acqua.
    Viste le facce basite dei coniugi Bighi l'idraulico capisce l'antifona, e si arrangia.
    Esce, inforca la sua bicicletta, va a prendere il pezzo, torna, mette le scarpe sulla terrazza, armeggia per un'oretta con i rubinetti e gli scarichi del cesso, beve la coca cola gentilmente offerta dalla casa, si riprende le scarpe e se ne va, dichiarando che manderà il conto alla padrona di casa.
    È la seconda volta che sperimento l'efficienza cinese.
    Magari poi non dura, magari dovrà tornare a riparare lo stesso water per la quinta volta.
    Ma intanto la serata è salva. Posso anche andare a vedere se su Biography Channel danno ancora la storia della vita normale di Gene Simmons.

Straordinaria follia

Piove. Come primo giorno di vacanza andiamo bene.
    Dormiamo, giochiamo a tombola, leggiamo uno due tre libri, mangiamo, dormiamo. Un sacco di sonno da recuperare.
    A metà pomeriggio usciamo. Nonostante il tempo, la frenetica pazzia della festa nazionale imperversa per le strade del centro, dove quasi non si riesce a camminare per la folla. Decidiamo che la metropolitana è il mezzo più comodo per raggiungere Xitiandi, zona turistica pedonale con ristoranti, bar, locali e negozi, dove passeggiamo un po' e beviamo un caffè allo Starbucks, dove ci offrono dei bocconcini di cheescake.

    Per la cena, appuntamento al Latina, ristorante brasiliano al Grand Gateway, dove arriviamo comodamente in metro dopo un paio di cambi (ma tanto le bambine si divertono su e giù per le scale mobili).
    Il ristorante non è particolarmente caratteristico, e offre un menu piuttosto vario, scritto anche in italiano, ma la pietanza di gran lunga più ordinata è il barbeque, anche perché con 198 reminbi puoi mangiare a volontà. A buffet ci sono insalate, pomodori, mais, patate, fagioli, rape rosse, cavolo, spaghetti, pasticcio, riso bollito, carne arrosto, banane e ananas fritte, zucchine e polenta e melanzane pure fritte, gelato, frutta fresca, ananas caramellato, creme caramel, spumiglie, crema al cioccolato, marmellata di lamponi. Al tavolo, invece, i camerieri portano su grandi spiedi ogni tipo di carne e pesce alla griglia, ne tagliano dei pezzi che si prendono con delle pinzette e si mettono nel piatto, e continuano a portarne finché non sei satollo. Cioè, ci devi venire con una gran fame. La musica dal vivo è un po' monotona, ma probabilmente le due ragazze brasiliane hanno successo anche se sono completamente vestite.
    Alle undici siamo tutti piuttosto stanchi. Gatto Selvaggio si è addormentata sul divanetto con una salsiccia in mano, la Gabbianella dopo un primo momento di défaillance si è ristabilita e rosicchia da un'ora lo stesso cosciotto di agnello, la BB non finisce il suo gelato alla crema di cioccolato. È proprio stanca. Fuori dal locale c'è una fila di taxi, prendiamo il primo e mi infilo col Gatto dormiente sul sedile di dietro, seguita dalla BB che comincia a giocare con i programmi della tv. Il Bighi sistema passeggino, ombrelli, giacche da pioggia e viveri di conforto (sempre presenti) nel bagagliaio e si sistema con la Gabbianella davanti, vicino al tassista, che capisce subito la destinazione e parte in quarta, ma guida piuttosto bene.

Il lavoro del tassista è piuttosto pesante. Lavora senza pause anche quattordici ore al giorno, di notte le strade sono poco illuminate e di giorno pedoni e motorini si buttano in mezzo senza guardare. Lo stipendio è basso, deve pagare l'affitto del taxi e la benzina alla compagnia che gestisce il servizio, mangia al volo tra un cliente e l'altro e si sente pure gli improperi di quelli che lo vorrebbero a disposizione anche quando deve fare pipì. Si difende dai clienti malintenzionati con una barra di ferro attorno al sedile e un gabbiotto di plexiglas che in realtà difende molto poco, e in genere non è molto loquace, anche se ci sono rare eccezioni. Quando il taxi è fermo o va molto piano si ferma anche il tassametro, e per cercare di guadagnare un po' cerca di stare fermo il meno possibile, frenando all'improvviso e ripartendo di scatto, e portandoti un po' più in là rispetto a dove devi scendere, raramente facendo strade tortuose.
Di notte, quando il traffico è meno caotico, guida più rilassato, in genere. Salvo quando incontra ragazzi ricchi e prepotenti, che guidano macchine da cinquantamila euro e che magari hanno anche bevuto un po'.

I due che stanno provocando il tassista, superandolo per poi rallentare bruscamente e costringendolo a frenate improvvise di cui facciamo le spese anche noi, fanno parte della categoria. Il tassista però non sembra dare segni di impazienza. Improvvisamente, dopo l'ennesima brusca frenata, la macchina inchioda e il tassista è costretto a fermarsi, proprio in mezzo alla Hong Qiao Lu, strada a sei corsie normalmente molto trafficata ma stasera inspiegabilmente deserta. Uno dei due scende, urlando improperi, apre la portiera del taxi e comincia a dare pugni al tassista, che sta fermo e cerca di coprirsi la testa con le braccia. Oh, cazzo. Lo so, è volgare, ma è proprio quello che penso. Il Bighi esce dal taxi, e si ferma tra le due macchine con la Gabbianella in braccio, che non si sveglia. Un secondo ragazzo scende dall'auto e viene verso il taxi, guarda all'interno e vede me con in braccio una bambina che dorme e un'altra di fianco che mi tiene stretta. Ecco, penso, questo adesso lo calma un po', son qui con due creature... Invece quello si unisce al suo amico, e si danno il cambio a menare il tassista e cercano di tirarlo fuori dalla macchina.

Ok, penso, meglio chiamare la polizia. Cosa gli dico, alla polizia? Help? Bighi per piacere vieni qua. BIIIGHIIIIII? Non mi sente, là fuori. Intanto la BB comincia a spaventarsi, vuole scendere.
- Mamma, possiamo andare a piedi?
Oddio no BB stai ferma lì, non aprire la portiera che siamo in mezzo alla strada. Adesso non aver paura, stai qui vicino a me, va tutto bene, BIIIGHIIIII!
Mentre sto pensando a cosa possiamo fare, noi due soli con le mani piene di bambine, si materializza una macchina della polizia. Quelli mica smettono, continuano a menare il tassista. Però adesso un poliziotto li ferma, e il Bighi arriva, prende la BB e la porta sul marciapiede dove c'è un vecchio coperto da una tuta blu antipioggia immobile a guardare la scena sulla sua bicicletta, nascosto nel buio delle piante. Io la seguo, con il Gatto in braccio, e urlo al bighi di fermare un taxi che passa dall'altro lato della strada, che adesso si è improvvisamente animata.
La Gabbianella viene posizionata sul sedile anteriore del nuovo taxi, io mi infilo con il Gatto e la BB, il Bighi arriva dopo aver pagato la corsa finita male. Cosa manca? Manca qualcosa... Il passeggino nel bagagliaio! Mica possiamo perdere anche questo.

Ok, a posto. Calma. Il nuovo tassista è molto divertito dalla presenza di tre bambine tre, carine, dice. Scherza e parla anche se non capiamo niente, e stempera la tensione. Per quanto faccia, però, non ho proprio voglia di sorridere.

sabato 1 ottobre 2011

Ascoltando Il mio pensiero

    - Lui è triste e anche il tramonto è triste perché la sua innamorata non c'è
    - Sì ma anche le nuvole sono trritti, e anche la sua innamorrata
    - Ma di più lui, perché lei non c'è, è partita
    - È andata molto lontano, non torrna più
    - Eh sì
    - Oppure è morrta
    - Oppure è svenuta, e dorme perché quando svieni vuol dire che dormi, sai?
    - Sì, è vvenuta, perrché si è punta, forrse. Ma dopo si rivveglia, vero?
    - Sì, si risveglia ma lui non c'è
    - Eh ma sì, perrché lei non poteva vvegliarsi prima? Eh, ccusa, non può mica appettarre semprre sai?!
    - Però un po' sì, scusa

Qualcuno dovrebbe informare Ligabue della responsabilità che i testi delle sue canzoni rivestono per la formazione sentimentale delle giovani generazioni.